C’è una strada che dalla pianura sale verso le montagne e
s’inerpica per le valli attraverso paesi e piccole città per arrivare a Colere.
Una strada in salita, tortuosa che s’inoltra in comunità laboriose e
silenziose, dove la montagna è una presenza forte, a volte persino inquietante.
E’ da Colere, un paese incastrato nelle fondamenta di granito della Presolana,
che un giorno di tanti anni fa siam partiti io e Domenico. Allo sbaraglio e
come unica meta la grande metropoli, la curva e la partita. Colere è per noi un
riparo, un oasi, un focolare. Sono i gesti, gli abbracci forti, la voce alta,
il saluto che arriva da lontano, quando gli occhi cercano altri occhi. Fieri di
stare a casa nostra, in una valle che aveva conosciuto l’autonomia e
l’indipendenza quando ancora c’era la Repubblica marinara di Venezia.
Il nostro
percorso nn è molto dissimile da quello di tanti altri. Siam partiti come
tutti, in macchina. Da soli. Da Colere partivamo noi e qualcuno che seguiva la
Dea. Ci consideravano dei folli. Noi ci sentivamo dei precursori. Dei
privilegiati. Due campionati pietosi e i mesti ritorni a casa. Il fato o il
destino ha messo sui nostri passi il club. La possibilità di scendere a Milano
in pulman. La possibilità di poter finalmente fare la tessera. Di sentirsi
effettivamente parte di una comunità che come noi divideva gli stessi
interessi. Ma anche la possibilità del confronto e una rassicurante pacca sulle
spalle quando l’amaro fiele delle sconfitte era l’unico sapore in bocca. E’
stata, quindi, l’occasione per “incontrare noi stessi nella gente che va per
strada”, per dirla con Cesare Pavese. Un conoscersi e un riconoscersi in
continua evoluzione. Ci sono mille aneddoti. Mille particolari. Mille piccole
storielle che potrebbero raccontare di questi sedici anni. Raccontarli in due
righe nn è facile e rischierei di dimenticare qualcosa di importante.
Ci sono
molti modi di amare il calcio. C’è chi si diverte a giocarlo ovunque ci sia un
po’ di spazio o chi ne ha fatto un mestiere. Allo stesso tempo c’è un altro modo
nn solo di amare il calcio, ma di viverlo. Come tifoso. C’è un legame che
unisce coloro che compiono sacrifici, che spendono soldi che organizzano le
loro vite per andare alle partite a vedere la loro squadra. Tieni
disperatamente ad una cosa sulla quale nn hai il minimo controllo. E’ un legame
arricchito sulla strada, sui treni, sui bus. Dentro a questo legame, a poco a
poco, imparando a conoscersi, sono nate delle forti amicizie. Amicizie di
opposizione e di fierezza dove si incontrano le differenze e le cose uguali. La
voglia di essere individuo e collettività allo stesso tempo. Di battere strade
diverse per arrivare al traguardo- anche se mai nominato- della fede verso i
nostri colori. Un amicizia che ha il sapore del pane e delle rose. Del mosto e
del luppolo amaro. Del fumo e della polvere. Quante persone, quanti visi,
quanti volti scorrono ripensando a tutti questi anni. Amici che hanno scelto
altre strade. Amici che hanno dispiegato le ali e sono volati via. Wilma.
Candido. Ricki. Lando. “Quanti alberi abbattuti nel bosco dei miei incontri
felici”. Corrono i nostri anni. Bambini che son diventati maggiorenni. Bambine
che si son fatte donne. Giovani che si son fatti uomini. Vecchi che si sono
aggravati. Noi che abbiamo visto di tutto.
La storia è nota a tutti. Sono stati
anni difficili. Di sconfitte e di umiliazioni pesanti. Anni passati a raschiare
sul fondo del barile la forza per andare avanti e nn mollare. Ho odiato con
tutta la forza questi momenti. I giorni che ti fanno sentire che nn vali niente.
Che ti fanno pensare che sei nato per perdere. Destinato a perdere. Che nn
servi a niente e a nessuno. Quindici anni a chiederci se eravamo stati dei
mostri in vite precedenti. Macchiati da chissà quali orrendi crimini. E adesso
pagavamo tutto. Abbiamo visto l’avvento delle tv satelliti. Un fiume di “Grano”
sulle società. Sua “Maestà” il denaro che travolge tutto. E tutti. Calciatori.
Presidenti. Club. L’unica cosa che nn cambiava era che i vincenti eran sempre
quelli e gli umiliati sempre i nostri colori. E tutti a chiederci cosa nn
funzionasse. Gli investimenti c’erano ed erano enormi. Ma i risultati nn
venivano mai. Il Presidente Facchetti che urlava di frustrazione. E allora
sberleffi. Umiliazioni. “Fughe” in casa. Mal di stomaco. Rabbia perenne. Pensieri
omicidi. “In questo manicomio succedono cose da pazzi” avrebbe arditamente
sintetizzato il Principe De Curtis. Poi una mattina ci siamo svegliati e tutti
i sospetti, i dubbi, i tradimenti, sono diventati certezza. Si è squarciato il
velo su connivenze, sporchi interessi, “cupole”, loschi figuri additati come i
padroni del calcio. Un marcio dalle radici profonde che attraversava
trasversalmente tutto l’apparato decisionale. Dall’ultimo dei guardalinee fino
al presidente della Federazione passando per lo Zio Fester padrone della Lega.
Presidenti-Imprenditori porta bandiere della moralità “beccati” col telefonino
in mano a pietire accomodamenti arbitrali e partite. Uno schifo fatto di
arroganza e intimidazioni. Una società di procuratori in grado di controllare
le convocazioni in nazionale. Di controllare attraverso i propri assistiti
interi club. Altissimi dirigenti di club accusati di “Associazione a
delinquere” per avere per anni controllato la classe arbitrale imponendone le
designazioni. Poi i processi. Dure condanne in primo grado. Lo schiacciante
peso mass-mediatico del circuito televisivo a cercare di stemperare la gravità
dell’accaduto. Risultato ottenuto con sentenze all’arbitrato che
ridicolizzavano le pene precedenti. Hanno pagato 15 e più anni di controllo
totale del calcio con un anno di castigo che adesso stanno trasformando in
redenzione. E’ questo il vero schifo. Dobbiamo vigilare. L’impero del male è
solo ferito gravemente. Il serpente è ancora pronto a mordere. Schiacciamogli
la testa per sempre.
Adesso è il tempo delle messi. E’ il tempo del raccolto.
Il tempo di raccogliere i frutti. Mentre scrivo rimbalzano sui giornali e in
tele i complimenti per quello che siamo diventati. Ultimo prova di forza a
Empoli. Spallatona al campionato questa. Sintetizzo l’incontro “grattando” il
metaforico incipt di un articolo sulla “rosea”.-Per l’Inter a Empoli si profilava una sorta di crash-test.
L’auto più veloce contro il muro difensivo più solido. E’ venuto giù il muro-.
(questa è mia) E la macchina se ne è andata via sgommando lasciando indietro
macerie e una nuvola di polvere dove si son perse le tracce degli avversari.
Artigliata di VALDANITO. Carezza “a giro” di IBRA. Craniata di SAMUEL. Bye bye empolesi. Popolo
inutile. DAJE RAGA!!! Sicuri. Solidi. Attenti. Duri. Marpioni. Devastanti.
Geniali. Il “daje” è un omaggio anche all’aquila laziale che in serata ha
strappato gli occhi al pupone. Spazzato via come il vento. O dalla Vento. Delio
che si tuffa nel fontanone del Gianicolo e noi che voliam a più sette. Atti
impuri, atti impuri, atti impuri. E quando ho finito…Daje coi atti impuri.
Torniamo alla mia miserevole vita. In settimana c’è pure stata la notte di
Santa Lucia. Va bè che la Santa è cieca, però quest’anno nn mi ha visto
proprio. E si che mi ero anche attivato portando scarpe, zoccoli e ciabatte per
ogni dove. Una marea di dolci che nemmeno mi piacciono e un “marsupio” nuovo
gradevole nella sua eleganza. Ma io mi aspettavo, nn dico una tempesta, ma
almeno una pioggerellina di denari da scialacquare. NEGOT!!!!. Punto a rifarmi
con Gesù Bambino, ma “ùl me sa che farò la stesò fi”.
Il resto della week è
scorso sciallo nell’attesa del fine settimana. Sabato pome trasferta col Colere
in uno di quei paesini fuori dal mondo che ci hanno propinato quest’anno nel
girone. Dura bastonata, dopo che tanto per cambiare eravam stati in vantaggio.
Per nn lasciare niente di incompleto ha pure piovuto per tutta la partita. E io
me la son presa tutta. Durissima anche per il secondo posto adesso. SVEGLIARSI
please!. Ecco domenica finalmente. La -Meglio Gioventu’- di Colere si muove
compatta e sempre in notevole anticipo. Arriviamo a Clusone avvolti nella
nebbia e fà un freddo cane. Ci fiondiam al bar. Siamo li che stiam spogliando
con gli occhi una gioccolona etnica che dalla porta, annunciati da squilli di
trombe e rulli di tamburi, nonché acclamati dalla folla, sbucano il pazziante
Marco e la Cavallona. “Guarda come gongolo, guarda come gongolo…”. Faccio
sgomberare il locale per farli sentire a loro agio e per garantirgli un minimo
di privacy. Ovviamente gli scrocco un caffè. Mi sdebiterò insegnando a Marco un
paio di giochini col frustino.
Bene oggi si può solo vincere. E’ tempo
dell’appello. Dei personaggi di rilievo manca solo Ste impantanato alla recita
natalizia della nipotina. Deve farsi perdonare dopo che con un colpo di mano
gli ha fatto sparire i dolci di S. Lucia. Vecchio Carbonaro goloso. Partiamo.
Oggi niente baretto. Le minacce di querele hanno fatto il loro effetto. Marco
il giovane ha pensato bene cmq di presentarsi anche oggi in stato
semicatatonico. Scambio due chiacchere con Clau la rossa sui movimenti per
capodanno. Lei vola ad Amsterdam con la compagna Carola. Son riuscite a trovare
volo ed albergo a prezzi “modici”. Con quello che pagano è probabile che
l’albergo lo rimetteranno a nuovo. Fiondiamo a Bg come falchi. Sale Selene. E
Silvia?. Si sparge l’inquietante voce che scenda in macchina col moroso. Aiah!
Ma come, io ho messo la mia faccia su questi commenti per annunciare in pompa
magna il suo matrimonio con Fabio e sta tizia fa il moroso?. Speriam che sia
solo un infatuazione passeggera. Anche perché ormai io mi ero tenuto libero per
fine Aprile. A sto punto il matrimonio si fa lo stesso. Che ci sia la sposa o
meno mi sembra un dettaglio totalmente irrilevante. A parte che adesso con i
pacs, coppie di fatto, gay e lesbiche tutti uguali nn si capisce più un cazzo.
Nn troverei quindi così clamoroso il fatto che Silvia e Fabio si coniughino e
lei si tenga pure il moroso. U mesciòs pio o meno ul cambiarà mio stà Italia.
Ecco la metropoli milanese. Compatti attraversiam i parcheggi. I lavori ai
tornelli procedono spediti. Sono avanti con la realizzazione. Forse finiscono
già sabato. L’ultima botta gliela daranno gli orobici carpentieri, che borsa dei
ferri e martello, caleranno sabato al seguito della Dea. Scaramantico cancello
numero tre e voliam dentro. Fanza e foto di rito. Ammantati di spirito
natalizio, e pressati dalle sue richieste, io e Fabio decidiam di regalare a
Clau la rossa il libro di Materazzi. Vado, lo compro e glielo porgo con lo
stesso entusiasmo di come si consegna una bolletta o una fattura. Io nn sono
fatto per i regali. Nn son capace ne di farli ne tantomeno di riceverli.
Comunque Clau apprezza e ringrazia. Lo sa che sono altre le mie qualità.
Cazzeggiamo verso il fischio d’inizio. Anzi no. Oggi coreografia impegnativa.
D’impatto e di nn semplice realizzazione. Ci vuole attenzione e partecipazione
da parte di tutti. Oggi son convocato dai Pessimi Elementi e devo sbattermi.
Componiamo attraverso un mosaico di strisce di stoffa la bandiera di Milano
nella parte alta della Curva. Nella parte sotto strisce verticali nerazzurre.
La balaustra è coperta da un lungo striscione con la scritta “FORZA, CARATTERE,
UMILTA’…AVANTI INTER”. E’ riuscita alla perfezione e il risultato è notevole.
Curva Nord ai livelli della squadra. Ci sbattiam per recuperare e sistemare il
materiale. Rientro al mio posto che la partita è gia in corso da dieci minuti.
Osti mi son perso il minuto di silenzio. Ci tenevo in modo particolare. Ma
anche no. Marciamo sul Messina oggi. Squadra ripescata al posto dei Gobbi. Buon
inizio di campionato ma adesso hanno intrapreso il sentiero che porta verso il
girone dantesco della B. Loro son tutti dietro. Il loro allenatore “Raptus”
Giordano ha schierato un’intera collezione di difensori che ci vogliono due
pagine dell’album Panini per farceli stare tutti. E’ una linea Maginot. Una
cassaforte blindata. Una Muraglia Cinese. E’ il vallo atlantico o la foresta
delle Ardenne. Sappiam che per scardinarli dovremo sbatterci. Il “Mancio” butta
dentro tutti gli uomini di fantasia. Fa rifiatare qlc ma la formazione è quasi
obbligata per gli ultimi infortuni.
Samuel fuori subito. Stirato. Partiamo
compassati ma abbiam in mano il pallino. Luis. Arriva di rimorchio. Fuori area.
Pennellata nell’angolo. SI SI SI. Storari con la punta delle dita. Angolo.
PORCA MUCCA. Ritentiamo. Percussione sulla sinistra. Cross di Luis. Bello.
Delizioso. VIBRAIMOVICH -l’attaccante più amato dalle donne single- E funziona
anche con pile ricaricabili. Solo. Capoccia. La schiaccia per terra. Il
fricchettone Storari da una parte. SI SI SI. Traversa. Fuori. E che cazzo! È un
eterno preliminare. Siamo maschi ma nn esercitiamo. Partita confusa adesso.
Legnate a destra e a manca. Palla fuori all’altezza della panca degli ospiti.
Matrix vuol battere subito. “Raptus” Giordano gliela nasconde. Novello mago
Silvan. Matrix nn ci casca. Scopre il trucco e se la riprende. “Raptus” gli
tira un cartone sul coppino. Vuol venir giù lo stadio. Ha schiaffeggiato
Materazzi. “Raptus” deve essere ancora in biglia per le righe che si faceva con
Diego Armando. O è un uomo coraggioso o votato al suicidio. “Raptus” espulso.
Marcuccio ammonito. Materazzi la prende bene. Esce un attimo dallo stadio. Si
fa due passi fino a Lecco, frantuma la Grigna a pugni e poi rientra in campo.
C’è pure una clamorosa occasione per il Messina. Ma nn ne parlo perché poi
dovrei parlare di Zoro e la situazione potrebbe farsi a rischio censura. E
inoltre ha gia avuto anche troppo spazio sto imbecille provocatore. Bugiardo e
piangina.
INTERVALLO. Mi butto sulla “brioche” della Clau. Quella confezionata
purtroppo. Sfoglia e crema alla nocciola. Come sempre quando i primi tempi son
ancora sullo 0-0. Grappetta di contorno e via. Mi apparto col Birbante Silvano.
Oggi è felicemente accompagnato dalla donna che gli fa battere il cuore.
Silvano è un bel tipo. Nn so perché però scelgo lei tutta la vita. Secondo
tempo. Dobbiam sbloccarla subito perché se va per le lunghe la loro linea
difensiva potrebbe reggere fino alla fine. Partiam decisi. Stasse nella
Capitale c’è Roma-Palermo. Dobbiam vincere per volare ancora più lontano.
Alvaro per Luis. Tocco facile. Cross in area. Un po’ lungo. VIBRA altissimo. La
rimette nel mezzo. Materazzi. Rovesciata. Perfetto gesto atletico. Nn son
sicuro che la prende. Impatta sulla palla. Preciso. Coordinato. Magnifico.
Storari immobile. GOL. GOOL. GOOOL. GOOOOL.GOOOOLLLLL.GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLL.
Impazzisco seduta stante. Intanto che la Curva frana a terra io parto. Sono
arrivato a Madrid. Ho rubato il pallone d’oro dello scugnizzo e l’ho portato a
casa di Materazzi. Questa è un po’ grossa. Parto. Arrivo a Madrid rubo il
pallone d’oro allo scugnizzo e lo lascio sulla porta della casa di Materazzi
perché nn mi hanno aperto. Già più credibile.
Che Uomo Matrix. Sono i Power
Rangers e i fantastici quattro messi assieme. Mazinga Z e Goldrake. Capitan
Harlock e Braccio di Ferro. Bob
de Niro e Clint Heastwood. Bruce Springsteen e i Pink Floyd. Albert
Einstein e Enrico Fermi. Ancora una volta fino a quando nn mi viene una
tracheite: “TUTTI PAZZI PER MATERAZZI”. Viene giu la Curva. Deliriamo. Portiamo
a casa anche questa. Tornatevene a casa col traghetto puzzoni. Stranamente nn
trovo più Clau la Rossa. Me l’hanno demolita. Gli son passati sopra in tre o
quattro. Ghiottoni. La vedo un po’ Clau(dicante). Nessun problema. Sul pulman
ho casualmente a disposizione un tubetto di “Lasonil”. Verificheremo i danni
poi interverrò con un massaggio. Va da sé che poi mi son dimenticato però il
pensiero c’era. (Le ultime news la danno impossibilitata a sedersi ma sembra in
via di guarigione. Nn toccate più la Clau o vi ammazzo).
Intanto la contesa
prosegue. Maicon recupera un buon pallone. E’ a settantasei metri dalla porta.
(li ho misurati dopo la partita, con la bindella). Ne salta due in bello stile.
Alza la testa e parte. E’ Forrest Gump palla al piede. Attraversa il deserto
del Gobi. Circunnaviga l’antartide. Corre la Maratona di Theleton. Fa le
consegne di Babbo Natale. Arriva fuori dall’area del Messina. VIBRA taglia
dentro. Capisce sempre tutto. Maicon gli consegna palla come un “cadeau”.
Sinistro in corsa. Una lecca. Storari ci mette una mano. Gliela amputa. Palla
nell’angolo.
GOOOOOLLLLL….GOOOOOOOOOOOLLLLLLGOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLL
VOLA MIO ANGELO CUSTODE. Allarga le tue braccia e coprici tutti. Cammina sulle
acque. Sistema la finanziaria. Finisci i lavori sulla A4. Trovami una femmina.
TU PUOI TUTTO!!!! AVE ZLATAN LA LEGIONI TI SALUTANO. Se questo tromba come
gioca mi faccio operare subito e gli concedo le mie grazie nuove di pacca. Vi
risparmio il finimondo in Curva. Quando ho cominciato a riassumere le parvenze
di un essere umano mi faceva male tutto. Avevo la clavicola che nn rispondeva
più ai comandi del cervello. Facile che mi sia bruciato un fusibile.
Signori
siamo ufficialmente nella storia. NOVE VITTORIE DI FILA. Primato solitario e
solidità devastanti. Ho sognato per anni una storia cosi. Avevo ormai messo il
cuore in pace. Sta succedendo veramente. La sto vivendo nel pieno della mia
maturità. Riesco ad assaporare anche i dettagli più insignificanti. Mi nutro di
tutto ciò.
Beati ci riappropriamo del pulman. Saluto a Marco e radiografia alla
Cavallona. Nel viaggio di ritorno sistemiamo un po’ di logistica per gli eventi
in arrivo nell’imminenza delle festività natalizie e per le prenotazioni in
vista della partita dell’atalanta. Clusone ci riaccoglie sempre più triste e
fosca. Veloce saluto a tutti e inforcata la macchina di Andrew partiamo per
l’alta valle e la meta agognata. Eccoci finalmente a casa. “Il cavaliere
ritorna dalla guerra lo accoglie la sua terra cingendolo d’allor”. Ceno e poi
mi spaparanzo sul divano. Mentre mi arrovello se uscire a vedere il posticipo o
fare un sonnellino pre lavoro decido di buttare un occhio al telegiornale. La
bomba arriva verso la fine. Il fifa world player l’ha vinto lo scugnizzo.
Questi lo fanno apposta. Passi per il pallone d’oro che è una buffonata ma il
fifa world player dovrebbe premiare il miglior giocatore. Dovrebbe appunto. E
se il mariuolo napoletano è il miglior giocatore io sono Rocco Siffredi con
qualche centimetro in più. Ma che schifo. Trabocco di indignazione. E’ una
farsa. E’ una merolata. E’ una bestemmia. A sto punto nn sono più incazzato che
nn lo abbiano dato a Materazzi. Merita molto di più Marco. Forse nn basta
neanche il Nobel. O il titolo di Baronetto. Il premio Strega o il Campiello. O
il titolo di cavaliere di Gran Croce dell’ordine di Malta. Sta merda di
Cannavaro. Ho scritto a Gesù Bambino che tu possa morire presto. Ottimale
sarebbero questi giorni. Così mi tengo le vacanze di Natale per venire a
sputare sulla tua tomba fino a quando nn mi trascineranno via a festeggiare in
Piazza del Pebliscito. Per oggi chiudo. RAGA FATE BUONA VITA. Cumportissa be!.
Questo commento è dedicato, se lo gradiranno, a due persone in modo
particolare. A Dome per essere sempre rimasto al mio fianco. A Carola Ferrari,
che una mattina alle Poste di Rovetta, mi ha fatto conoscere l’Inter club. E
ovviamente a tutti quelli che ancor oggi dividono con me questa avventura. E,
infine, a chi… “Nel bel mezzo di una giornata di lavoro o di un film o di una
conversazione, si siano mai scoperti di andare alla deriva, verso un sinistro
al volo nel sette di destra, scagliato cinque, dieci, o quindici anni fa”. Le
notiziole. Per il Santo Natale muovo verso sud. Passerò le festività giù al
paesello della mia “Profe”. Niente di ufficiale ovviamente. Tipo
storie…:”Conoscere i parenti”, “Guarda l’asilo dove giocavamo all’infermierina
e il dottore”, “Ooooh la panchina dove facevo da nave scuola”, “I giardinetti
dove ho girato il primo film porno sul videofonino”, etc etc etc. Niente di tutto
questo. Visto che gli orali sono andati alla grande, a Gennaio è tempo degli
scritti. Meglio perdere qualche giorno di vacanza ma tener studiato. Per
Capodanno rientro sul suolo Padano. Al momento sono in tribuna. Nn sono stato
“convocato” per nessuna festa. Mai successo!!!. FANTASTICO!. Mi imbucherò da
qualche parte come “Special Guest”. Notizia dell’ultima ora sembro intenzionato
a presenziare ad Alzano alla festa della birra “New year’s day”. Nn credo
sopravvivrò. La cena è ufficialmente confermata per venerdi 22 alle 20.30 al
campeggio di quel posto assurdamente pericoloso che sono le Fiorine. Io nn
presenzio perché se no dovrei muovermi sotto scorta o travestito da renna. Se
riuscite divertitevi. Spero di mancarvi come voi mancherete a me. Per niente.
……
Quest’oggi il “Ripostiglio della Cultura” è un po’ particolare. Rileggendo il
tutto mi sono accorto che sono stato influenzato nn poco dai tanti libri che ho
letto sulla condizione del tifoso. Ma nn solo. In essi, io mi ci sono ritrovato
quasi in ogni parola. Ve ne elenco alcuni, poi se ne avete l’occasione
leggeteli. NICK HORBY “Febbre
a 90°”. TIM PARKS “Questa pazza fede”. JOHN KING “Fedeli alla tribù” e
“Fuori casa”. CASS PENNANT “Complimenti. Hai incontrato l’I.C.F.”. MARINO e SANDRO SEVERINI “Banditi senza
tempo”. BEPPE SEVERGNINI “Interismi”. ALDO VITALI “Fregati da Dio. Il folle
destino di essere interisti”.
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