A Dario:
Il “Count-down” di fine anno è gia cominciato. Non sto
parlando dei giorni che mancano all’”Ultimo”. Dove peraltro riuscirò a
distinguermi anche stavolta con una prestazione che ondeggerà fra l’inutile e
l’insignificante. A meno che io nn sia ubriaco: allora diventerò
insopportabile. Un “Count-down” inteso come un tirar di somme. Un ipotetica
bilancia dove pesare gli eventi e, a seconda del dato, trarre le dovute
considerazioni. Poi i rimpianti. I sensi di colpa. Le scelte sbagliate. Le
occasioni buttate. Le poche botte di culo. I giorni sereni. Le promesse per il
futuro. A scanso di equivoci premetto che sto parlando di un bilancio legato
alla squadra e a tutto quello che è successo nell’anno solare 2006. Per istinto
nn faccio mai bilanci sulla mia vita per nn deprimermi –o in questo caso
deprimervi- ulteriormente. Per buona parte di una giornata qualsiasi, io sono
un rimbambito. Innanzitutto trovo difficile suddividere lo scorrere del tempo
(in questo caso un anno solare) come fanno miliardi di persone seguendo il
calendario. Cioè con un inizio il primo di gennaio e la fine al 31 dicembre.
Sono più portato a suddividere l’anno a secondo dell’inizio e della fine del
campionato di calcio. Riservandomi i tre mesi di pausa estiva per
disintossicarmi. Per ricaricare le energie. O molto più semplicemente per
andare in letargo. Ammetto che possa essere una condizione un po’ folle vista
da fuori. Al primo di gennaio nn provo assolutamente nessuna sensazione di
inizio nè di fine appena passata. Di contro l’inizio del campionato segna
sempre l’inizio di qualcosa di nuovo. E’ questo il bello che si prova a seguire
una squadra di Club. Sai, che per quanto le cose siano andate male, ci sarà
sempre una nuova stagione. Una nuova partita da andare a vedere. Una trasferta
da attendere. Una maglia nuova da comprare. “Nn un passo indietro, neanche per
prendere la rincorsa” diceva Andrea Pazienza. E’ questo il delirio di
(Ri)cominciare. Nn ti guardi indietro e parti sempre come se fosse la prima
volta con sempre più entusiasmo.
A gennaio eravamo messi come al solito.
Flebilissime speranze di scudetto alimentate da una buona serie di vittorie,
Derby compreso. Poi nn siam riusciti a battere il Siena e tutto è andato un po’
in calando. Abbiam perso contatto dai gobbi e tutto è finito lì. La champions
poi ha portato la vergogna nella notte di Villareal. Il “Mancio” era appeso ad
un filo. Ma anche i giocatori avevan deluso. Spiragli di “Grandeur” per
l’avvenire assenti. Perfino il Divino Otelma o il Mago Zurlì nn avevano il coraggio
di divinar profezie ottimistiche. Aggressione a C. Zanetti. (Vista poi la sua
fuga verso l’impero del male nn si è colpito abbastanza forte). Derby perso
senza Curva. Italica coppa portata a casa nell’indifferenza. Parafrasando
Nietzsche ci siamo ritrovati a “Guardare nell’abisso mentre l’abisso guardava
in noi”. C’era nell’aria qualcosa di peggio delle sconfitte. Perdere la propria
identità. Rinnegare quel che si è stati. Dibattersi per apparire diversi da
quel che eravamo. Il presente nerissimo. Futuro nel buio più totale. Nn so bene
cosa poi sia successo. Calciopoli –soprattutto- o l’aver fatto tesoro degli
sbagli passati ha compattato la società. Presidente Facchetti in testa a
riconfermare Mancini. Acquisti mirati. Valdanito soffiato al Bilan. Vibra e
Viera sgraffignati ai gobbi in economica caduta libera. Ma soprattutto una
chiarezza di cosa fosse il male con cui dovevamo combattere e da cui per anni
siamo stati schiacciati.
Estate volata via fra la vittoria (PURTROPPO) del
mondiale, le sentenze, gli appelli e l’arbitrato. Ad Agosto il via con la
Supercoppa. Teoricamente avremmo dovuto giocarla contro noi stessi essendoci
fregiati del tricolore e della coppa Italia. Ma da buoni sportivi invitiamo la
Roma a farci da “Sparring partner”. Dopo mezz’ora siamo sotto di tre e il mondo
crolla addosso al popolo nerazzurro. Poi la rimonta storica e da urlo. Forse da
quella sera lì si è cominciato ad intravedere cosa potevamo diventare. E’ stato
il primo solido mattone. La testata d’angolo delle fondamenta su cui poggiare
una casa solida. Il proseguio dirà che abbiamo costruito una fortezza
inespugnabile. Adesso veleggiamo fra l’indistruttibilità, record di vittorie,
bel gioco, sicurezza, sfrontatezza, umiltà, consapevolezza e si marcia compatti
verso il traguardo. Ma nn dimentico quello che siamo stati. Ma nn dimentico
quello che ho dovuto passare. Deriso e sbeffeggiato dai ladri. E a volte –
peggio ancora- consolato e mortificato per aver scelto l’Inter. BASTARDI ERA
TUTTO STABILITO. FIGLI DI PUTTANA LADRI. CANI SENZA ANIMA. VISCIDE SERPI. LA
STIRPE VENUTA DALL’AVERNO. Ma dato che sono un signore nn mi abbasso a
lanciarvi insulti. Vi saluto come fa il protagonista di “Accattone” di
Pasolini. Bicchiere levato guarda i suoi nemici e dice :”Alla faccia di chi ci
vuole male”. Poi li massacra.
Durante questi anni al seguito della squadra e
durante la mia presenza (peraltro passata inosservata) nell’Inter club, ho
trovato sulla mia strada innumerevoli persone. Credo, senza il timore di essere
smentito, che mai come quest’anno si sia visto un ricambio generazionale cosi
forte. Questa ondata di nuove leve, nell’anno della pulizia, o nell’anno zero
del campionato, ha portato una ventata di freschezza e di entusiasmo. Vuoi per
la loro giovane età oppure perché in fondo sono meno scottati dai disastri
degli anni precedenti. Questi sono il nostro futuro. Il club, a meno di
catastrofici eventi, continuerà la sua vita anche barcamenandosi fra
ristrettezze economiche e conti che nn sempre tornano. Ma continuerà ad
esserci. Restate al nostro fianco. Ovviamente l’invito, ma nn c’è ne bisogno, è
esteso anche alla vecchia guardia. Temprata da ogni sconfitta è ancora in piedi
come una vecchia quercia. Sfregiata da cicatrici, con qualche ramo spezzato,
sballottata fra le tempeste degli ultimi anni è ancora li in piedi saldamente
ancorata a terra. E sulla sua cima garrisce, anche se un po’ usurato e
strappato in qualche punto, il vessillo nerazzurro. Il colore della fede.
Retorica e melodramma a parte ma se nn mi commuovo neanche a Natale che uomo
sarei?. Mi preme comunque sottolineare questa unità d’intenti che prevale
sull’età, la distinzione sociale e la dislocazione geografica. L’Inter e lo
stadio come filo conduttore, come “trade-union”, come mastice, come magnete,
come raccordo fra persone che mai avrebbero percorso insieme uno scampolo di
vita. Che mai probabilmente nemmeno avrebbero avuto il piacere di conoscersi.
Io lo considero un onore e un grande dono. Ma l’ho sempre detto e continuerò a
battermi fino alla fine contro tutti quelli che ci considerano il male assoluto
solo perché frequentiamo lo stadio. A loro niente “Buon Natale” ma tante
puntine da disegno sotto i piedi. Già svanita la commozione natalizia son
tornato Lucignolo. Mi riesce anche meglio.
Nella settimana che precede Natale
avevo pensato di calarmi nel “Tourbillon” di shopping, regali, auguri,
sentimenti religiosi, aria di vacanze, la prima neve e palle varie. Ma nn ho
potuto. Nn son riuscito a sgomberare la testa.
Il calendario prevedeva ancora due match di vitale importanza. Il primo,
difficile, un turno “infra” a Lazio. Il secondo in casa con la Dea. Mercoledì
son calato, con la mia corte al seguito, dalla Scandella Family. Due piatti di
“Carbonara” poi ci siam spaparanzati sul divano. Tele da un miliardo di pollici
e una moltitudine di pixel per le squadre in campo. Partita difficile e Lazio
in un buon momento. Loro partono veementi ma quasi mai creano pericoli. Noi
dopo esserci fatti un giro ai “Fori imperiali”, due passi al colosseo, quattro salti a Trinità dei monti, un drink
dalla Ferilli decidiamo di prendere in mano la partita. Due li sbaglia
Valdanito. Alla terza occasione si insinua sinuoso in area. Fa un balletto. Ne
salta due. La tocca con la punta dietro per il “Cuchu” che arriva. Tiro. Gol.
L’idea sarebbe quella di mettermi a girare per casa cantando “Che schiava di
Roma Iddio la creò…”. Purtroppo appesantito dalla “Carbonara” mi limito a
rotolare sul divano tipo “barilotto” fuori controllo. Facile. L’appia antica ci
appare in discesa e ricoperta di petali di rose. Poi la Paura. Espulso Vibra.
Ammonito Matrix. Niente Dea per lui. Secondo tempo in dieci. Mi si blocca la
“carbonara” in un ansa del Duodeno. Uomo di poca fede. Reggiamo benissimo, nn
concediamo praticamente niente e prima della fine gli facciamo pure il secondo
con Materazzi. Bye bye Capitale. Ricoperta di polvere e di gloria. Il ratto
delle sabine è compiuto. E intanto le vittorie son salite a dieci. Se battiam
la Dea saliamo a undici. Purtroppo tra squalifiche e infortuni la formazione
sarà ultra rimaneggiata specialmente dietro. Ho passato due giorni all’affanosa
ricerca di notizie sulla salute di Cordoba. Messo di fronte all’evidenza ho
costretto Andreolli a dormire con Materazzi con la speranza che il giovanotto
assorbisse un po’ del suo carisma. Io ho dovuto dormire con la moglie di
Matrix. Guarda te cosa mi tocca fare per vincere una partita, seppure con
l’atalanta.
Sabato è il grande giorno. Posto e orario sono i soliti. Superati i
problemi di parcheggio causati da un affollamento di cittadini alla spasmodica
ricerca del regalo dell’ultima ora riusciamo a contarci e a partire in perfetto
orario. Il pazziante Marco al volante. Oggi è solo. Niente navigatrice. Bravo
Marco continua così. Il pulman è bello ripieno. La sentono in tanti la partita
con la Dea. Partiamo e sono già incazzato nero. All’ultimo ci sono state delle
defezioni che potevano rendere il pulman “Sold out”. Vergogna. Prenotano il
posto rubandolo ad altri e poi all’ultimo si tirano indietro. Ovviamente
giustificazioni credibili nessuna. Voi nn siete nessuno. Di voi nn ne abbiamo
bisogno. L’Inter è di chi se la merita e quindi anche per voi niente “Buon
Natale” ma una fastidiosa nevralgia ai denti per tutte le feste. Ovviamente poi
mi accorgo che stò cazziando i presenti che nn hanno nessuna colpa. Mi
riappacifico con tutti dando il via alle danze.
Si può partire con le birre.
Oggi la quantità è modica. Giusto un piccolo input per alzare ulteriormente
l’adrenalina in attesa dell’evento. Raccattiamo Selene a BG, oggi come nn mai, terra
nemica e ci immettiamo in autostrada. Finiamo dritti dentro al torpedone di
macchine e pulman al seguito della compagine orobica. Siamo esseri superiori e
nn li degnamo di uno sguardo. Veramente io un occhio l’ho buttato con la
speranza di intravedere qualche gnocca della Dea ma il tentativo è andato a
vuoto. Ai caselli c’è il pienone. I signori della Dea si fanno subito
riconoscere accendendo fumogeni e creando un caos colossale. Ma noi siamo la
capolista e abbiamo pure il telepass quindi filiamo via dal gregge senza
problemi. Nn volendo passare davanti a Lampugnano facciamo un giro dell’oca che
ha momenti ci perdiamo. Intanto che il Pazziante Marco consulta la cartina,
guido io per un tratto. Ma il navigatore a cosa gli serve?. Filmini hot?. Resto
con le mie domande senza risposta mentre all’orizzonte si staglia l’immensa
figura del Meazza. Bona nn ci siamo persi assisteremo al match.
Visto che siamo
in leggero ritardo trottoliamo più veloci del solito al cancello number tre.
Una poliziotta vorrebbe fermarci per far passare il corteo degli atalantini.
Impetuosi nn ci fermiamo. E poi la tipa era anche bruttarella. Fighe in polizia
no è?. Uno le prende anche più volentieri due legnate da una in divisa con le
fattezze di Kate Moss. Farò un esposto in Parlamento. Più fighe in Polizia e
vibratori al posto dei manganelli. Cappello di “Babbo Natale” al posto del
casco e giubbotto con la scritta “Peace & love”. I tutori dell’ordine
sarebbero così carini che io commosso potrei arrivare a picchiarmi da solo.
Fanza
e foto e in un attimo siam posizionati sugli spalti. Oggi sono vicino a Clau la
rossa. Finalmente!. Dobbiamo assolutamente vincere. Nn voglio neanche pensare
ad una tragedia pre-natalizia. Facciam girare una bottiglia di Campari con
l’aranciata per smorzare la tensione. Nn ho capito da dove sia arrivato il
“cadeau” ma so per certo chi l’ha bevuto. Anche Clau ne approfitta e alle
formazioni ha un bel colorino. Cazzeggio con Enry e Paolo Salvi. Si lamentano
della mia assenza alla cena di venerdi che l’ha resa da serie B. Ovviamente ho
giustificazioni che potrei andare avanti un ora. La spekeressa delle formazioni
annuncia ciò che tutti ormai ci aspettiamo. Gioca Andreolli al posto di Matrix
e davanti Alvaro prende il posto di Vibra. Nel primo blu sono ammassati un
numero impressionante di bergamaschi. Almeno in quattromila. Stò pensando a
cosa potrebbero fare quattromila muratori in un solo giorno. Costruire una
nuova Milano nel pomeriggio dopo che in mattinata hanno demolito quella
vecchia. Noi gli rispondiamo con una coreografia di grande impatto che li
invita a nn confondersi. Nerazzurro è solo il colore di Milano. (Ho visto in
foto che l’unico telo posizionato male è quello dove sotto eravamo noi).
Fischio d’inizio e Dea arrembante. Andreolli in panico e Recoba subito stirato.
Le feste di natale saranno una tragedia. Coccolo la bottiglia di Campari come
se fosse una creatura indifesa. E’ già vuota ma ho comunque un buon ricordo.
Atalanta ancora avanti. Palla filtrante. Velo di Ariatti. Andreolli si sposta nel
nulla. Doni libero arriva in corsa e calcia. Incrocio. Gol. I tifosi ospiti nel
deliro più totale sembrano una moltitudine di muratori che cadono dai ponteggi.
Martelli, borse dei ferri e chiodi compresi. Sento le forze abbandonarmi. Il
sangue mi defluisce e abbandona il mio corpo creando un rivolo che si perde fra
i seggiolini. Barcollo. Mi aggrappo a Willy ma se mi sparavano avrei reagito
con più compostezza. Porca mucca. Lo sapevo!. Lo sapevo!. Lo sapevo!. Reagisco
alla solita maniera. Cinque minuti di fuoco e fiamme contro tutta l’umanità e
poi comincio a chiedermi dove andrò a nascondermi. No! nn con l’atalanta. Dai
raga cazzo!. Nn riusciamo a prendere in mano la partita. Giocano meglio loro
anche se le occasioni da entrambe le parti sono nulle. Vola il tempo come mai quest’anno. La curva ci crede e nn
demorde. Alla fine siam sempre la capolista e poi a Milano nn è che la partita
di oggi la vivano con la nostra stessa tensione. Arriva la fine del primo
tempo. Siamo sotto ed è innegabile che se nn svoltiamo possiamo sperare solo
nel pari con una botta di culo e niente più. Feste rovinate. A capodanno starò
a casa. Ci strafoghiamo di pandoro e panetù offerto dai pessimi ma nn sento
neanche il gusto. Son seduto incollato a Clau la rossa ma nn voglio guardarla.
Temo che mi chieda rassicurazioni che io nn posso darle. Allora le racconto una
storiella. Quella che da piccolo uno dei miei sogni è sempre stato quello di
fare l’omino dei “Crash-test”. Quello dove fanno scontrare le macchine per poi
valutare i danni alle cose e alle persone. Da piccolo sono sempre stato
convinto che l’omino fosse una persona vera. Era uno dei miei idoli e io avrei
sempre voluto prendere il suo posto. Se oggi nn ribaltiamo il risultato
potrebbe essere che il sogno diventi realtà.
Riparte la contesa. Siamo più
spigliati. Nella capitale la Roma sta vincendo ed è li a quattro punti. Dai
raga dai!. Stiamo crescendo. La pressione aumenta. La Dea arretra. Dai che la
stupriamo. Cross in mezzo. Valdanito accorre. Dal dischetto. Mezza girata al
volo. Botta di collo. Calderoni di manona. Angolo. Dai, dai, dai. Ancora un
cross. Mischione generale. Mezza difesa dell’atalanta liscia. L’imperatore.
Tiro loffio. Parata o deviazione. Angolo. Ma porca mucca ul va mia dec!!!!. Lo
stadio è una bolgia. Sappiamo che potremmo seppellirli. Manca solo il gol. Sono
li che cerco di trasmettere tutta la mia carica ai ragazzi che sento una mano
di vellutto appoggiarmisi sul gomito. Solo una persona può avere il coraggio di
distrarmi dalla contesa in questo momento. Clau la rossa senza proferire parola
alcuna mi passa di sottobanco la brioche scaramantica. Sfoglia e crema alla
nocciola. Ecco cosa mancava. La mangio in tre-secondi-tre. Al momento nn
metterei la mano sul fuoco che l’ho scartata. E’ la svolta. Luis. Giravolta. In
torsione la butta in mezzo. Adriano dorme ed è in ritardo. E’ nascosto dietro a
Loria. E’ una trappola. Nn segna da una vita. Che si sblocchi oggi ci credo
poco. Palla che piomba in area. Adriano sbuca col testone. La impatta. Colpo
secco. Palla sul palo e poi in rete. Santi numi l’è ‘ndac det!!!!. GOOOOOLLLLL! GOOOOOOOOLLLLL! GOOOOOOOOLLLLLLL!!!!. Gesù, Babbo Natale, Epifania, le
renne, il bue e l’asinello vi ringrazio tutti. L’esplosione di gioia è
terrificante. Gente che rotola. Che urla. Dome lascia sul campo due o tre
feriti. Willy è il più grave. Enry sembra impazzito. Meno male. Meno male. Meno
male. E’ l’aurora dopo sei mesi di buio. L’arcobaleno dopo la tempesta.
Sigarettina dopo il sesso. Risciacquino di grappa dopo il caffè. Adesso si può
solo vincerla. Ancora un cross nel mezzo. Imperatore libero. Solo. Nn c’è
nessuno. Capoccia. Fuori di tre metri. ASSASSINO!!!. La Dea crolla. E’ giù a
novanta. Diamole il colpo finale. La Curva è un vento che sospinge. Punizione
fuori area. Via tutti la batte Luis. Forte a Giro. Il pallone arriva come un
missile. Sorvola le teste di tutti poi si schianta su quella di Loria che
tramortito la devia nella propria porta. GOOOOOOOLLLL!!!! GOOOOOOLLLLLL!!!!!!
GOOOOOOOOLLLLLL!!!! GOOOOOLLLL!!!!! GOOOOOOOOLLLLL!!!!. Inculatona con autorete!!!!. Vado fuori di testa!!!.
Mi è cambiata la vita!!!. Siamo un mucchio unico. Un ectoplasma di persone che
si fondono. Ho visto visi sfigurati dalla gioia. Mi butto nel mezzo alle
giovani leve. Nn me ne frega più niente. Potrei rompermi l’osso del collo ma
son sicuro che andrei avanti ad esultare. Stiamo vincendo. Nn avrei scommesso
una lira alla fine del primo tempo. Ma nn è finita. La Dea rabbiosa per lo
sfregio nn ci stà. I suoi Supporters nel peggiore stile partenopeo sfogano la
loro rabbia lanciando in campo razzi e bombe carta. Partita sospesa fino a che
nn si quietano. La Dea accusa il colpo, noi andiamo sul velluto. Teniamo bene
il campo ma dobbiamo prestare attenzione al loro colpo di coda. Angolo per
loro. Palla in mezzo. Mischia. Nn vedo niente. Ariatti prima di tutti. Giulio
Cesareo immobile. E’ dentro. Sicuro. Chi è il piccoletto sulla porta?. Maxwel
segue la traiettoria e all’ultimo salta. Respinta. Sulla linea. OOOOHHH!!! MIO
PICCOLO MAXWELL!!! BABBO NATALE TI PORTI TANTI DONI. Lo spaventone. Stessa
strizza dell’ultimo colpo di testa nel Derby. Sono cotto. Fischia la fine o
muoio qui. FINITA. SI COSI’.
A Natale siamo tutti più buoni tranne con
l’atalanta. UNDICI VITTORIE DI FILA. RECORD EGUAGLIATO. Undici come il numero
di Grosso. (l’ho scritto solo per far contenta la Clau. Io lo rispedirei al
Palermo). Siamo nella storia del campionato e nn è finita qui. Dopo la sosta si
va nella città da dove son partiti tutti i mali d’Italia. Torino la puttana. Io
ci sarò. Se avrete la pazienza di continuare a seguirmi vi relazionerò sulla
nostra transfa. Raggiungiamo il pulman camminando venti centimetri da terra.
Sul mezzo di lamiera l’entusiamo è alle stelle. Son sicuro che tutti stanno
pensando a come si faranno beffe degli atalantini al rientro a casa. Nn ci stò
dentro più. Continuo ad andare avanti e indietro nel corridoio. Sono vivo.
Euforizzante. Rompicoglioni e molesto come sempre. Oggi sento che tutto mi è
concesso. Mi butto fra le braccia della nipote di Mignani e di una sua amica.
Loro apprezzano. Mah!. Questa la butto lì ma sono il primo a nn esserne
convinto. Tiro matta la Giovine Katia ma nn mi allargo perché è scortata dal
papà e dalla mamma. Bordello! Bordello! Bordello!. Prima o poi questo pulman si
solleverà contro di me. Lo sento. Ma io sarò preparato. Nel momento decisivo
una macchina accosterà il pulman. Kate Moss occhiali fascianti, siga in bocca,
mi dirà:”FUGGI CON ME UOMO DEI MIEI SOGNI”. Alla stregua di James Bond mi
lancerò dal pulman e dopo essere atterrato sul cofano della fuoriserie…cadrò in
autostrada per venire mortalmente schiacciato da un autoarticolato guidato da
un polacco ubriaco. Fine della storia. Fine di Kate. Fine di merda. Bel
narratore che sono. Mentre succede tutto ciò l’impavido Marco ci riconduce a
casa. Il piazzale del sole mi sembra anche meno lugubre rispetto al solito.
Saluti e auguri di buone feste si sprecano. Inforchiamo la macchina e via verso
Colere. E’ sabato. La notte è lunga e sarà costellata di felici incroci con gli
atalantini. Ho concluso la serata, come la serata stessa chiedeva di essere
conclusa. Prima ho reso sublime il “Nevada” presentandomi tutto giubilante. Poi
l’ho abbandonato dopo che la folla si rifiutava di acclamarmi nonostante io
fossi disceso fra loro. Son volato al “Pub” e fra giri di Weiss ho fatto
chiusura. Son tornato a casa euforico come mai. SIAMO FORTI…I BALE I ANSA!!!!.
Concludo qui questa mia fatica. Gentaglia cumpurtissa be e sirchì de sta
‘ngamba e ‘ndi mia ‘ngiro a fa i stupèc coi petardi. I saluti oggi nn me li
faccio mancare e ne approfitto anche per farvi gli auguri. A Clau la rossa e
Serena, Fabio, Cofano, il Guru, Ste, le family Scandella e Martinelli, Marco il
giovane, i Gioielli di casa Savoldelli, Nicola, le Giovani Leve, Selene e
Silvia, Enry, Paolo e la combriccola di Nossa, la Vecchia Guardia, tutta la
valle Imagna, Stella e i Pessimi Elementi, la Curva Nord e tutti quelli che
dimentico. Ancora una volta grazie, ma veramente col cuore, a tutti quelli che
entrano nel sito anche per leggere i miei commenti. CIAO RAGA! Ci sentiamo dopo
le feste. Avrò il sunto della trasferta col Toro e succinti commenti sulle mie
peripezie nel profondo sud e a capodanno.
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