FATTI NON FUMMO PER RESTARE CON
LE NOSTRE TUSE
MA PER SEGUIRE LE PARTITE A
PORTE CHIUSE
A mia Mamma che vuole impiantare
un tornello sulla porta di casa.
Si riparte tutti alla luce del
sole. Tutti alla stessa ora alle 15 di domenica. Si giocherà in tutti gli stadi
di Serie A senza fumogeni, razzi, petardi. Senza gruppi di Ultrà in viaggio da
una città all’altra. Senza anticipi e posticipi e purtroppo senza un ispettore
di polizia strappato alla sua famiglia come le altre, troppe, vittime che lo
hanno preceduto anche fra i tifosi. Ma soprattutto in metà degli stadi si
giocherà a “porte chiuse”. In “Stadi di allucinazione” avevo volutamente
sorvolato, senza approfondire, su questa punizione voluta dal decreto “Amato”.
Mi ero convinto che, alla lunga e sapendo come vanno le cose in questa
splendida nazione, almeno questo sopruso fosse irrealizzabile. Al contrario
invece la fermezza del governo ha portato alla linea dura. “Porte chiuse” agli
stadi non a norma. Bella inculata per quei coglioni che a Giugno hanno sborsato
l’obolo per l’abbonamento. Mentre scrivo è tutta una corsa a impiantar tornelli
per cercare in extremis di salvaguardare almeno il sacro diritto dell’abbonato.
Che paga in anticipo, costituisce lo zoccolo duro della tifoseria, subisce ogni
volta anticipi e posticipi in orari sempre più pazzeschi. Riempie lo stadio
anche quanto la squadra disputa prestazioni inguardabili o quando gli fottono
il campionato da sotto gli occhi per ruberie colossali. Bello, lavoratore
onesto e instancabile, rispettoso delle leggi e dotato di santa pazienza.
Quindi secondo i parametri di classificazione vigenti in Italia: il coglione da
spennare e chi se frega dei suoi diritti. Questo è un decreto che nn stà ne in
cielo ne in terra. C’è gente che pretende giustamente di poter andare a fare il
tifo per la propria squadra senza che la sua scelta sia legata alla presenza di
un tornello funzionale o meno. E basta con ste cazzate!. Dove erano nascosti
quelli che oggi, dall’alto del loro potere, promulgano soprusi, quando in questi
anni abbiamo visto incidenti, ruberie, prostituzioni mass-mediatiche,
corruzioni e altre porcherie. A Malindi a casa di Briatore a festeggiare
capodanno. La Melandri associa la parola “Stadio” a quel gruppo pop rock che
furoreggiava qualche anno fa. (la mia segretaria qui sotto la scrivania
sostiene che sono ancora in giro a suonare). “Amato” è lo stesso che a
settembre ha firmato le proroghe per i lavori allo stadio. Adesso li chiude
dicendo che ha sbagliato. Bravo, noto che eri molto informato sui fatti che
accadono sul territorio che il tuo ministero dovrebbe controllare. E poi
Matarrese. A capo dell’unica Lega Calcio che è più potente della Federazione
(commissariata perché metà dei suoi dirigenti sono inquisiti per calciopoli).
Nn succede in nessuna altra parte del mondo. Nei paesi sensati le Leghe delle
squadre sottostanno alle decisioni delle Federazioni senza fiatare. Qui no.
Qui, arroganti come pochi, gestiscono il business del calcio, lo svendono e lo
svergognano dall’alto di un incompetenza da rabbrividire. Ma credono veramente
che noi siamo così imbecilli da berci tutto quello che raccontano?. Che adesso
se ne vadano FUORI DALLE BALLE. Nn è solo questione di incapacità, di buon
gusto o (visto quanto è brutto Amato) anche perché l’occhio vuole la sua parte.
E’ questione sopratutto di coscienza. L’unica soluzione per nn arrabbiarsi
sarebbe stato di attaccarsi al fiasco di Chianti e sognare nell’oblio
dell’alcool mondi migliori. Mondi dove Moggi e Ronaldo nn esistono. Dove le
Letteronze fanno la fila sotto casa mia. Dove la Weiss esce dai rubinetti.
Oppure andando a Verona infischiandosene bellamente di divieti e porte chiuse.
E io ovviamente a Verona me ne sono andato. Un po’ per fare un dispetto al
governo. Un po’ per la richiesta di Fabio. Un po’ perché sul territorio
italiano, nel rispetto delle leggi, giro come, dove e quando voglio. Un po’
perché in settimana il tam-tam- della Curva è stato assordante, si è deciso di
fare una smacchinata e di accamparci fuori dal Bentegodi. Ma soprattutto ho deciso
di andare per legittimare tutto quello in cui ho creduto in questi anni. Perché
nn mi sono mai sentito ridicolo a cantare a sostegno di una maglia. Perché ho
speso soldi, tempo e salute a viaggiare in lungo e in largo per il paese a
difesa di due colori. In posti fuori dal mondo e più pericolosi di Bagdad.
Perché anche quando avevo la morosa o lavoravo nei week-end ho spesso fatto i
salti mortali per nn perdermi neanche una partita. E adesso mi dicono che per
un tornello me ne devo stare a casa?. (Sto scrivendo di sabato, prima di uscire
nella notte, e grazie alla “notte dei lunghi tornelli” ho appena appreso che
grazie alla posa di 28 tornelli S. Siro è agibile almeno per gli abbonati.
Figata. Un passo decisivo per la sicurezza dell’impianto e un pugno di ferro
per arrestare la violenza. POVERA REPUBBLICA FONDATA SUL TORNELLO). Potete
ficcarvi il vostro decreto su per il retto. Io allo stadio vado perché amo il
gioco del calcio, anche se delle volte ti viene un nervoso o uno scoramento,
che una persona dotata di un minimo di raziocino troverebbe quantomeno
inusitato. Vado per le allegre compagnie che lo frequentano. Vado soprattutto
per potere andare in Curva Nord. Mi sembrano motivi sufficientemente validi
che, ripeto, nn possono essere vessati da un decreto anticostituzionale o da
una gara di muratori che impiantano tornelli. La giornata è stata splendida ma
prima di addentrarmi nella cronaca le ultime due parole, poi nn ne parlerò più
nemmeno sotto ricatto, sul ritorno in campo con la maglia rossonera del
“traditor infame”.
“Sister viator - lege et disce -
funest orum sub lapide - bannito - rum capita reponuntur”. Fermati viandante,
leggi ed impara, sotto questa lapide vengono deposte le teste dei banditi. Ci
ho provato. Ci ho provato davvero. Mi ero ripromesso che dopo lo sbarco del
“Gordo”, (aereo che sbanda causa peso eccessivo) avrei tenuto un glaciale
atteggiamento d’indifferenza, tale da rasentare un livello d’appiattimento
cerebrale sospetto. Tipo catatonia o coma. Non ce l’ho fatta. Quando l’ho visto
salire sulla macchina dello zio Fester, come il peggior puttanone che ha
raggiunto l’accordo sul prezzo della marchetta, mi si è annebbiato lo sguardo.
Nn di lacrime, ma di rabbia e frustrazione. E’ tornato l’infame traditore. Tra
le altre cose fra lui, Galliani e il figlio nn si capiva chi era il più brutto
dei tre. Molto evidente invece era chi fosse il più grasso. Ero in casa e
continuava a salire la rabbia. E loro ridevano come i peggiori “Franti” di De
Amicisiana memoria. Giuro che avrei fatto volentieri una strage. Armato di
motosega e occhiali da saldatore onde evitare pericolose schegge d’osso negli
occhi. L’odore metallico del sangue nelle narici, e la lordura di corpi
smembrati sparsi sul pavimento. Poi accortomi che in casa vittime disponibili
erano solo la mia mamma e mio papà ho avuto un ripensamento. La sete di sangue
era in ogni modo troppa. Allora sono uscito nella notte sotto una bufera di
neve, alla ricerca di un gatto selvatico da trucidare. Ma tra il freddo e la
poca visibilità poco c’è mancato che mi perdessi e venisse il soccorso alpino a
recuperarmi. PUTTANA TI ODIO UN TANTO AL CHILO. Mi ricordo il giorno che sei
scappato via, scortato dalla polizia, come se fosse ieri. Eravamo alla baita di
Chiara (un'altra che ha tradito) ed era mattina. Appena svegli dopo una notte
di devasti fisici e mentali. La radio accesa era l’unica compagnia. Notizie
sportive: “Ronaldo lascia l’Inter…”. Si è fermato il mondo. La verità, amara
come il fiele, era lì che rimbombava nelle orecchie. Negli occhi solo
smarrimento e tanta incredulità. Senza dire una parola ci siamo alzati e siamo
tornati alle nostre case con la morte nel cuore. Ognuno con i suoi ricordi.
Quando correvi libero verso la porta del Bilan, con tanta voglia di far bene.
Il pallonetto nel Derby. Il giorno dei coriandoli. Quelle atmosfere uniche.
Come la prima notte fuori casa e la sensazione di essere grandi. Quando
sognavamo timidi, nei pomeriggi da inventare, di vittorie e di rivincite. Ti
abbiamo amato di un amore totale, con gli occhi spalancati dei bambini, come un
aeroplano per volare. Adesso però nn ho più niente da te. Adesso però nn hai
più niente da me. E’ un fallito enorme amore. Tanto enorme quanto enorme è Dio.
Se si arriva al punto di scappare poi nn si può tornare. Mi chiedo con che
coraggio guarderai Moratti negli occhi. Come potrai alzare lo sguardo verso la
Curva Nord senza sentirti una nullità. In un mondo di puttane il miglior
interprete. Adesso ti disprezzo perché sei un uomo di merda e nn mi fai paura
nemmeno da avversario. L’undici marzo ti faremo male. Prima alle ginocchia e
poi ti pianteremo un paletto nel cuore. Addio “fenomeno” d’ingratitudine ti
auguro di esplodere in campo. Lo so che sto sconfinando nel ridicolo ma nn me
ne frega un cazzo. Dovrei pensare a Vibra, al Risorto, a Crespo-gol. Dovrei
pensare veramente anche a cose più importanti. Questa squadra con le sue
vittorie mi sta narcotizzando. Io le vado dietro alla deriva, rimandando
decisioni e risoluzioni che avrei dovuto prendere gia da qualche tempo. Ma il calcio
è anche questo. Chi segue un club come noi, sa benissimo che questo influirà
sulla sua vita. La maggior parte delle volte in modo più profondo di quello che
vorremmo. Questo accade a milioni di persone. Il calcio è una delle più
perfette metafore dell’esistenza umana. E’ per questo che il “futbol” si fa
amare da gente così diversa. Ed è per questo che chi sta rovinando questo gioco
ne risponderà davanti a Dio e agli uomini. Nn sono così stolto da nn capire che
esiste una notevole differenza fra perdere il lavoro, essere mollati da una
tizia, o perdere una partita. E’ però altrettanto vero che si possono versare
le stesse lacrime amare senza distinzioni. E viceversa trovare un lavoro più
gratificante, la tizia giusta, o vincere con i gobbi può regalare lo stesso
tipo di gioiose emozioni. (Vincere con i gobbi è qualcosa di più). La passione
per l’Inter, che più provi a scacciarla e più ritorna virulenta nn deve farci
dimenticare alcune cose. Ci si lamenta tanto del calcio, delle tifoserie
organizzate e degli incidenti. Cose che creano disagi, tavole rotonde,
indignazioni e sollevazioni popolari. Poi guardi un telegiornale qualsiasi o
leggi un quotidiano capisci che forse i problemi e i mali sono da tutt’altra
parte. Per nn parlare dei fatti stravolti e piazzati nelle case di ognuno senza
un minimo riserbo. Ricordo solo che prima della morte dell’ispettore Raciti gli
unici indagati per “ASSOCIAZIONE A DELINQUERE” erano una certa risma di
dirigenti capitanati da Moggi che adesso se ne filano dritti a giudizio. Occhio
quindi a sparare sempre nel mucchio. Paghi chi ha sbagliato punto e basta. Gli
altri liberi di seguire “ORGANIZZATI” la propria squadra senza essere ogni
volta additati come criminali.
Ed eccomi finalmente alla cronaca della marcia
su Verona che le vostre avide menti di lettori tanto bramano. Ritrovo al
piazzale del “mirage” un attimo prima della mezza. Da Clusone siamo solo io e
Fabio. Subito un piccolo problema. Il BMW di Fabio, un gioiellino tecnologico
da svariate migliaia di euro, nn dispone dei tornelli regolamentari sulle
portiere e quindi risulta nn a norma ed è pure privo della deroga. Mi rifiuto
di salirci. Ho sempre messo la sicurezza al primo posto. Farò tutto il viaggio
fino a Verona aggrappato sul tetto con le unghie piantate nella lamiera per nn
volare via. Mi ci vorrà poi una mezz’oretta di impacchi di malva e acqua
bollente per scongelarmi. La giornata è simil primaverile quindi almeno disagi
di piogge o nebbie sembrano scongiurati. Discendiamo la S.P. 35 nella
solitudine più totale e in largo anticipo attracchiamo nel “porto” del
Cristallo Palace. Attendiamo l’arrivo di Silvano, Matteo e Mauri. Intanto
scambiamo due chiacchere con i giocatori della Lazio che stazionano fuori dalla
hole del “Palace”. Anzi no, ci vergognamo troppo e quindi stiamo lì solo a
guardarli e a pensare ai loro gonfi conto correnti bancari. Puntualissimi ci
raggiungono gli altri tre elementi. Silvano, Matteo e Mauri sono dei miti.
Anche loro nn li tieni a casa neanche legandoli in cantina. Oggi addirittura Silvano
ci confessa che la Roby, la donna che tanto amorevolmente lo sopporta, l’aveva
intrigato con un programmino mica da ridere. Casa libera per tutta la giornata
e si presume svariati rotolamenti “Hot”. Ebbene Silvano, chissà con quali
promesse per farsi perdonare, si è liberato e “…canta e lotta insieme a noi”. A
me ste storie nn succedono mai, altrimenti credo che Verona l’avrei vista in
cartolina.
Ci immettiamo sul candido manto della A4. Dopo qualche chilometro mi
accorgo che Fabio deve essere sprofondato in una crisi depressiva-suicida.
Stiamo letteralmente “VOLANDO” a centosessanta orari. Mi prende un colpo. Per
nn influire sulla sua psiche con voce flautata gli faccio presente che se
usciamo di strada a questa velocità rischiamo di danneggiare le strutture
autostradali e forse anche il Bmw. Si quieta e senza inchiodate e sbandamenti
riusciamo ad uscire al terzo Autogrill perché i primi due sono passati senza
avere il tempo neanche di vederli. Tempo cinque minuti e la compagnia si perde
in autogrill. Io mi calo nel mondo dei libri. Mauri e Matteo assaltano il
bancone dei panini. Fabio e Silvano da vipparoli in trasferta mangiano un primo
al ristorante. Ci ritroveremo una ventina di minuti dopo davanti all’espositore
dei giornaletti porno. Una sbirciatina veloce per apprendere almeno i primi
rudimenti sul sesso e quattro commenti sulle ardite posizioni che una tizia
deve assumere prima di essere violata praticamente da una decina di
pornoattori. Tempo di risalire in macchina e da casa ci avvertono che Sky sta
informando che la polizia sta predisponendo posti di blocco ai caselli di
Verona. Sembra siano intenzionati a far desistere chiunque si avvicini verso lo
stadio. Nascondiamo sciarpe e felpe e ci prepariamo una storiella da
raccontargli. Casello di Verona Sud nessuno. Buono. Viuzze della città vuote.
Bene, l’ammaraggio verso lo stadio sembra stia per avvenire senza blocchi. Ecco
i parcheggi. Ci siamo. In lontananza solo un innocuo vigile mezzo addormentato
e anche prossimo alla pensione. Nn ci fai paura. Paletta. Bloccati a venti
metri dallo stadio. Vigile che gentilmente ci chiede chi siamo. Silenzio
assoluto. Cinque aitanti maschi omertosi nel peggior stile siculo.
Probabilmente il tizio ci ha considerato o una compagnia di muti o degli
imbecilli totali. Visto che la situazione nn evolve l’Urbano ci lascia passare
dandoci anche indicazioni dove dobbiamo parcheggiare. Un vigile, cazzo. Fosse
stata la polizia minimo ci costituitivamo ammettendo i peggiori crimini. Tutti
baldanzosi della nostra prova di forza prendiamo possesso di un posticino
all’ombra fuori dal settore ospiti. Ma è ancora presto, presenti pochini e il
grosso della curva disperso sull’autostrada.
Fabio ed io ci facciam due passi.
Lumiamo le strade laterali per vedere se troviamo lo “Zanzibar”, il bar dove si
ritrovano le ex-Brigate Gialloblu del Verona. Niente da fare. Ormai siamo sotto
la Curva del Chievo. Anche loro pochini. Ci avviciniamo verso il banchetto
allestito dai locali e sorseggiando un thè e una fetta di pandoro scambiam due
chiacchere con delle donne. Una di settanta e l’altra di sessantotto anni. Che
nn sia mai detto che si lasci qualcuna per strada.
Ormai le quindici stanno
scoccando e ancora nn ci siamo compattati. Finalmente è arrivato anche il
grosso della curva. Si appendono gli striscioni e via coi megafoni. Dato che
del preventivato maxischermo nn c’è traccia ci vuole un momento a capire che
veramente ci troveremo a “seguire” la partita davanti ad una cancellata
guardando un muro. Qualche fortunato riesce a vedere le due porte grazie ad un
portone lasciato aperto dagli addetti allo stadio. Nn siamo ancora pronti ad
iniziare che dalle file davanti arriva un brusio. L’Inter ha segnato subito col
Risorto. Parte una mini esultanza che piano piano si propaga a tutti. GOOOOOOLLLLLL!!!!!!!!!.
Attacchiamo coi cori come forsennati. Per i primi venti minuti i decibel sono
da spacca timpani. La situazione è comunque surreale. Andiamo un po’ calando ma
di poco. Siamo imperterriti. Mai abbiam cantato con così costanza e continuità.
Siamo in trecento e tutti Ultras quindi si può far bene lo stesso. Certo senza
vedere la partita è tutto più difficile. Il tempo vola. Bramo la fine del primo
tempo per correre in macchina a recuperare acqua e cibarie. Sembra tutto
assurdo ma riuscire a cantare veramente per farci sentire dentro lo stadio sta
diventando una missione. Fine primo tempo e squadra ancora in vantaggio. Almeno
crediamo. Recupero acqua e cibo. Poi mi tocca fare una corsa perché nel
frattempo la Curva è partita in corteo senza di me. All’inizio nn capisco. Se
veramente vogliono fare il corteo intorno allo stadio e la polizia nn fosse
d’accordo minimo ci aspetta il parapiglia. Pulotti buoni e rinchiusi nei loro
cellulari per fortuna. Via al Corteo. Striscione Curva Nord davanti e tutta la
Meglio Gioventù compattata dietro a far casotto. Rendiamo tutti partecipi di
chi siamo e cosa vogliamo. Quando siamo in vista della Curva del Chievo alziamo
un “Salutate la capolista” che serve per far capire che stiamo arrivando e
anche per sfotterli un po’. Marciamo come ardite schiere fra bambini,
giovanotti e pensionati che sono la matrice dei Clivensi. Volano un paio di
schiaffi ad un giovine esuberante dei North Side poi l’intervento dei capoccia
quieta tutto. Ci si spiega anche con le altre persone, che poi ci lusingano con
un applauso. Ovviamente televisioni dappertutto. Sono un po’ seccato perché a
saperlo sabato sarei andato dal Barbiere. Terminato l’allegro corteo ci
riposizioniamo. Se per la durata del secondo tempo ci aspetta la solfa del primo
ho la sensazione che dovrò munirmi di una bombola d’ossigeno. Tempo cinque
minuti e l’Inter ne fa un altro. Valdanito. GOOOOOLLLLLLL!!!!!!. Questa volta
siamo preparati e anche il boato è buono. Nn sappiamo assolutamente come sta
andando la partita ma con questa Inter e in vantaggio di due gol la vittoria la
portiamo a casa. QUINDICESIMA VITTORIA DI FILA. Dopo aver frantumato il record
italiano eguagliamo anche quello europeo. Se stendiamo i pastori cagliaritani
siamo a livello europeo nella storia più assoluta. Robe da nn crederci.
L’entusiasmo sale ancora di più. Adesso cominciano le goliardate e i cori più
assurdi. Mettiamo in campo un “tutti a destra, tutti a sinistra” che
sbarelliamo. Su trecento persone un solo fesso se ne va per le terre. IO. Porcaccia
la miseria. Mi ero distratto un attimo a mangiare delle frittelle.
Finalmente
la partita finisce. Al tirar delle somme abbiamo cantato per novanta minuti.
Anzi compreso il corteo ho perso il conto. I più sono devastati e senza voce.
Visto che nn siamo potuti entrare, l’unico sistema per ringraziare la squadra è
ripristinare il corteo, posizionarci fuori dall’ingresso, attendere l’uscita
del pulman. Dopo che ci siamo sistemati ci accorgiamo che siamo letteralmente
circondati dai poliziotti. Ancor più nugoli di telecamere e Curva Nord che
vuole fare bella figura. Calcoliamo che per l’uscita della squadra ci vorrà
minimo un oretta. Siamo morti. La Curva rimarrà fino all’uscita dei giocatori.
Noi ce ne torniamo nelle terre natie anche perché ognuno ha i suoi programmi
per la serata. Inforchiamo la macchina orgogliosi della nostra dimostrazione di
forza e assolutamente fieri di essere stati presenti. Traffico in tangenziale
nn ce n'é, vista l’assenza di pubblico. Subito in autostrada dunque e via veloci
verso BG. In macchina scherziamo un po’ sulle nostre voci roche ma anche questo
è motivo di orgoglio e appartenenza. Il viaggio è tranquillo tranne per cinque
secondi di panico quando un tipo fuori di testa sta per tagliarci la strada.
Inchiodatona e gestacci al tizio. Fabio che rallenta e mette la freccia per
aspettarlo. Più visto!. Sbarchiamo al “Palace”, saluti di rito con gli altri
tre e appuntamento per sabato a S. Siro tornellato. Clusone ha la solita faccia
della domenica sera. Cupa e con le solite colonne formate dai turisti che se ne
tornano a casa. Arrivo a casa che nn sono ancora le venti. Sono raggiante e
soddisfatto. La chiudo qui salutando Fabio, Silvano, Mauri, Matteo anche oggi
straordinari amici in questa avventura. Tutti i Curvaroli della Nord presenti.
A chi ci ha dedicato un pensiero con sms
informandosi che tutto procedesse per il meglio e ovviamente a chi si
sintonizzerà sul sito per leggere di questa “Strana” ma per certi versi
indimenticabile trasferta. BUONA VITA. CUMPORTISSA BE!. E come direbbe Hannibal
Lecter: “Claaaaarice…devo lasciarti, sto per avere un amico per cena.”
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