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per scrivere a Luigi : luigibettineschi@interclubclusone.it


FATTI NON FUMMO PER RESTARE CON LE NOSTRE TUSE

MA PER SEGUIRE LE PARTITE A PORTE CHIUSE

A mia Mamma che vuole impiantare un tornello sulla porta di casa.

Si riparte tutti alla luce del sole. Tutti alla stessa ora alle 15 di domenica. Si giocherà in tutti gli stadi di Serie A senza fumogeni, razzi, petardi. Senza gruppi di Ultrà in viaggio da una città all’altra. Senza anticipi e posticipi e purtroppo senza un ispettore di polizia strappato alla sua famiglia come le altre, troppe, vittime che lo hanno preceduto anche fra i tifosi. Ma soprattutto in metà degli stadi si giocherà a  “porte chiuse”. In “Stadi di allucinazione” avevo volutamente sorvolato, senza approfondire, su questa punizione voluta dal decreto “Amato”. Mi ero convinto che, alla lunga e sapendo come vanno le cose in questa splendida nazione, almeno questo sopruso fosse irrealizzabile. Al contrario invece la fermezza del governo ha portato alla linea dura. “Porte chiuse” agli stadi non a norma. Bella inculata per quei coglioni che a Giugno hanno sborsato l’obolo per l’abbonamento. Mentre scrivo è tutta una corsa a impiantar tornelli per cercare in extremis di salvaguardare almeno il sacro diritto dell’abbonato. Che paga in anticipo, costituisce lo zoccolo duro della tifoseria, subisce ogni volta anticipi e posticipi in orari sempre più pazzeschi. Riempie lo stadio anche quanto la squadra disputa prestazioni inguardabili o quando gli fottono il campionato da sotto gli occhi per ruberie colossali. Bello, lavoratore onesto e instancabile, rispettoso delle leggi e dotato di santa pazienza. Quindi secondo i parametri di classificazione vigenti in Italia: il coglione da spennare e chi se frega dei suoi diritti. Questo è un decreto che nn stà ne in cielo ne in terra. C’è gente che pretende giustamente di poter andare a fare il tifo per la propria squadra senza che la sua scelta sia legata alla presenza di un tornello funzionale o meno. E basta con ste cazzate!. Dove erano nascosti quelli che oggi, dall’alto del loro potere, promulgano soprusi, quando in questi anni abbiamo visto incidenti, ruberie, prostituzioni mass-mediatiche, corruzioni e altre porcherie. A Malindi a casa di Briatore a festeggiare capodanno. La Melandri associa la parola “Stadio” a quel gruppo pop rock che furoreggiava qualche anno fa. (la mia segretaria qui sotto la scrivania sostiene che sono ancora in giro a suonare). “Amato” è lo stesso che a settembre ha firmato le proroghe per i lavori allo stadio. Adesso li chiude dicendo che ha sbagliato. Bravo, noto che eri molto informato sui fatti che accadono sul territorio che il tuo ministero dovrebbe controllare. E poi Matarrese. A capo dell’unica Lega Calcio che è più potente della Federazione (commissariata perché metà dei suoi dirigenti sono inquisiti per calciopoli). Nn succede in nessuna altra parte del mondo. Nei paesi sensati le Leghe delle squadre sottostanno alle decisioni delle Federazioni senza fiatare. Qui no. Qui, arroganti come pochi, gestiscono il business del calcio, lo svendono e lo svergognano dall’alto di un incompetenza da rabbrividire. Ma credono veramente che noi siamo così imbecilli da berci tutto quello che raccontano?. Che adesso se ne vadano FUORI DALLE BALLE. Nn è solo questione di incapacità, di buon gusto o (visto quanto è brutto Amato) anche perché l’occhio vuole la sua parte. E’ questione sopratutto di coscienza. L’unica soluzione per nn arrabbiarsi sarebbe stato di attaccarsi al fiasco di Chianti e sognare nell’oblio dell’alcool mondi migliori. Mondi dove Moggi e Ronaldo nn esistono. Dove le Letteronze fanno la fila sotto casa mia. Dove la Weiss esce dai rubinetti. Oppure andando a Verona infischiandosene bellamente di divieti e porte chiuse. E io ovviamente a Verona me ne sono andato. Un po’ per fare un dispetto al governo. Un po’ per la richiesta di Fabio. Un po’ perché sul territorio italiano, nel rispetto delle leggi, giro come, dove e quando voglio. Un po’ perché in settimana il tam-tam- della Curva è stato assordante, si è deciso di fare una smacchinata e di accamparci fuori dal Bentegodi. Ma soprattutto ho deciso di andare per legittimare tutto quello in cui ho creduto in questi anni. Perché nn mi sono mai sentito ridicolo a cantare a sostegno di una maglia. Perché ho speso soldi, tempo e salute a viaggiare in lungo e in largo per il paese a difesa di due colori. In posti fuori dal mondo e più pericolosi di Bagdad. Perché anche quando avevo la morosa o lavoravo nei week-end ho spesso fatto i salti mortali per nn perdermi neanche una partita. E adesso mi dicono che per un tornello me ne devo stare a casa?. (Sto scrivendo di sabato, prima di uscire nella notte, e grazie alla “notte dei lunghi tornelli” ho appena appreso che grazie alla posa di 28 tornelli S. Siro è agibile almeno per gli abbonati. Figata. Un passo decisivo per la sicurezza dell’impianto e un pugno di ferro per arrestare la violenza. POVERA REPUBBLICA FONDATA SUL TORNELLO). Potete ficcarvi il vostro decreto su per il retto. Io allo stadio vado perché amo il gioco del calcio, anche se delle volte ti viene un nervoso o uno scoramento, che una persona dotata di un minimo di raziocino troverebbe quantomeno inusitato. Vado per le allegre compagnie che lo frequentano. Vado soprattutto per potere andare in Curva Nord. Mi sembrano motivi sufficientemente validi che, ripeto, nn possono essere vessati da un decreto anticostituzionale o da una gara di muratori che impiantano tornelli. La giornata è stata splendida ma prima di addentrarmi nella cronaca le ultime due parole, poi nn ne parlerò più nemmeno sotto ricatto, sul ritorno in campo con la maglia rossonera del “traditor infame”.

Sister viator - lege et disce - funest orum sub lapide - bannito - rum capita reponuntur”. Fermati viandante, leggi ed impara, sotto questa lapide vengono deposte le teste dei banditi. Ci ho provato. Ci ho provato davvero. Mi ero ripromesso che dopo lo sbarco del “Gordo”, (aereo che sbanda causa peso eccessivo) avrei tenuto un glaciale atteggiamento d’indifferenza, tale da rasentare un livello d’appiattimento cerebrale sospetto. Tipo catatonia o coma. Non ce l’ho fatta. Quando l’ho visto salire sulla macchina dello zio Fester, come il peggior puttanone che ha raggiunto l’accordo sul prezzo della marchetta, mi si è annebbiato lo sguardo. Nn di lacrime, ma di rabbia e frustrazione. E’ tornato l’infame traditore. Tra le altre cose fra lui, Galliani e il figlio nn si capiva chi era il più brutto dei tre. Molto evidente invece era chi fosse il più grasso. Ero in casa e continuava a salire la rabbia. E loro ridevano come i peggiori “Franti” di De Amicisiana memoria. Giuro che avrei fatto volentieri una strage. Armato di motosega e occhiali da saldatore onde evitare pericolose schegge d’osso negli occhi. L’odore metallico del sangue nelle narici, e la lordura di corpi smembrati sparsi sul pavimento. Poi accortomi che in casa vittime disponibili erano solo la mia mamma e mio papà ho avuto un ripensamento. La sete di sangue era in ogni modo troppa. Allora sono uscito nella notte sotto una bufera di neve, alla ricerca di un gatto selvatico da trucidare. Ma tra il freddo e la poca visibilità poco c’è mancato che mi perdessi e venisse il soccorso alpino a recuperarmi. PUTTANA TI ODIO UN TANTO AL CHILO. Mi ricordo il giorno che sei scappato via, scortato dalla polizia, come se fosse ieri. Eravamo alla baita di Chiara (un'altra che ha tradito) ed era mattina. Appena svegli dopo una notte di devasti fisici e mentali. La radio accesa era l’unica compagnia. Notizie sportive: “Ronaldo lascia l’Inter…”. Si è fermato il mondo. La verità, amara come il fiele, era lì che rimbombava nelle orecchie. Negli occhi solo smarrimento e tanta incredulità. Senza dire una parola ci siamo alzati e siamo tornati alle nostre case con la morte nel cuore. Ognuno con i suoi ricordi. Quando correvi libero verso la porta del Bilan, con tanta voglia di far bene. Il pallonetto nel Derby. Il giorno dei coriandoli. Quelle atmosfere uniche. Come la prima notte fuori casa e la sensazione di essere grandi. Quando sognavamo timidi, nei pomeriggi da inventare, di vittorie e di rivincite. Ti abbiamo amato di un amore totale, con gli occhi spalancati dei bambini, come un aeroplano per volare. Adesso però nn ho più niente da te. Adesso però nn hai più niente da me. E’ un fallito enorme amore. Tanto enorme quanto enorme è Dio. Se si arriva al punto di scappare poi nn si può tornare. Mi chiedo con che coraggio guarderai Moratti negli occhi. Come potrai alzare lo sguardo verso la Curva Nord senza sentirti una nullità. In un mondo di puttane il miglior interprete. Adesso ti disprezzo perché sei un uomo di merda e nn mi fai paura nemmeno da avversario. L’undici marzo ti faremo male. Prima alle ginocchia e poi ti pianteremo un paletto nel cuore. Addio “fenomeno” d’ingratitudine ti auguro di esplodere in campo. Lo so che sto sconfinando nel ridicolo ma nn me ne frega un cazzo. Dovrei pensare a Vibra, al Risorto, a Crespo-gol. Dovrei pensare veramente anche a cose più importanti. Questa squadra con le sue vittorie mi sta narcotizzando. Io le vado dietro alla deriva, rimandando decisioni e risoluzioni che avrei dovuto prendere gia da qualche tempo. Ma il calcio è anche questo. Chi segue un club come noi, sa benissimo che questo influirà sulla sua vita. La maggior parte delle volte in modo più profondo di quello che vorremmo. Questo accade a milioni di persone. Il calcio è una delle più perfette metafore dell’esistenza umana. E’ per questo che il “futbol” si fa amare da gente così diversa. Ed è per questo che chi sta rovinando questo gioco ne risponderà davanti a Dio e agli uomini. Nn sono così stolto da nn capire che esiste una notevole differenza fra perdere il lavoro, essere mollati da una tizia, o perdere una partita. E’ però altrettanto vero che si possono versare le stesse lacrime amare senza distinzioni. E viceversa trovare un lavoro più gratificante, la tizia giusta, o vincere con i gobbi può regalare lo stesso tipo di gioiose emozioni. (Vincere con i gobbi è qualcosa di più). La passione per l’Inter, che più provi a scacciarla e più ritorna virulenta nn deve farci dimenticare alcune cose. Ci si lamenta tanto del calcio, delle tifoserie organizzate e degli incidenti. Cose che creano disagi, tavole rotonde, indignazioni e sollevazioni popolari. Poi guardi un telegiornale qualsiasi o leggi un quotidiano capisci che forse i problemi e i mali sono da tutt’altra parte. Per nn parlare dei fatti stravolti e piazzati nelle case di ognuno senza un minimo riserbo. Ricordo solo che prima della morte dell’ispettore Raciti gli unici indagati per “ASSOCIAZIONE A DELINQUERE” erano una certa risma di dirigenti capitanati da Moggi che adesso se ne filano dritti a giudizio. Occhio quindi a sparare sempre nel mucchio. Paghi chi ha sbagliato punto e basta. Gli altri liberi di seguire “ORGANIZZATI” la propria squadra senza essere ogni volta additati come criminali.

Ed eccomi finalmente alla cronaca della marcia su Verona che le vostre avide menti di lettori tanto bramano. Ritrovo al piazzale del “mirage” un attimo prima della mezza. Da Clusone siamo solo io e Fabio. Subito un piccolo problema. Il BMW di Fabio, un gioiellino tecnologico da svariate migliaia di euro, nn dispone dei tornelli regolamentari sulle portiere e quindi risulta nn a norma ed è pure privo della deroga. Mi rifiuto di salirci. Ho sempre messo la sicurezza al primo posto. Farò tutto il viaggio fino a Verona aggrappato sul tetto con le unghie piantate nella lamiera per nn volare via. Mi ci vorrà poi una mezz’oretta di impacchi di malva e acqua bollente per scongelarmi. La giornata è simil primaverile quindi almeno disagi di piogge o nebbie sembrano scongiurati. Discendiamo la S.P. 35 nella solitudine più totale e in largo anticipo attracchiamo nel “porto” del Cristallo Palace. Attendiamo l’arrivo di Silvano, Matteo e Mauri. Intanto scambiamo due chiacchere con i giocatori della Lazio che stazionano fuori dalla hole del “Palace”. Anzi no, ci vergognamo troppo e quindi stiamo lì solo a guardarli e a pensare ai loro gonfi conto correnti bancari. Puntualissimi ci raggiungono gli altri tre elementi. Silvano, Matteo e Mauri sono dei miti. Anche loro nn li tieni a casa neanche legandoli in cantina. Oggi addirittura Silvano ci confessa che la Roby, la donna che tanto amorevolmente lo sopporta, l’aveva intrigato con un programmino mica da ridere. Casa libera per tutta la giornata e si presume svariati rotolamenti “Hot”. Ebbene Silvano, chissà con quali promesse per farsi perdonare, si è liberato e “…canta e lotta insieme a noi”. A me ste storie nn succedono mai, altrimenti credo che Verona l’avrei vista in cartolina.

Ci immettiamo sul candido manto della A4. Dopo qualche chilometro mi accorgo che Fabio deve essere sprofondato in una crisi depressiva-suicida. Stiamo letteralmente “VOLANDO” a centosessanta orari. Mi prende un colpo. Per nn influire sulla sua psiche con voce flautata gli faccio presente che se usciamo di strada a questa velocità rischiamo di danneggiare le strutture autostradali e forse anche il Bmw. Si quieta e senza inchiodate e sbandamenti riusciamo ad uscire al terzo Autogrill perché i primi due sono passati senza avere il tempo neanche di vederli. Tempo cinque minuti e la compagnia si perde in autogrill. Io mi calo nel mondo dei libri. Mauri e Matteo assaltano il bancone dei panini. Fabio e Silvano da vipparoli in trasferta mangiano un primo al ristorante. Ci ritroveremo una ventina di minuti dopo davanti all’espositore dei giornaletti porno. Una sbirciatina veloce per apprendere almeno i primi rudimenti sul sesso e quattro commenti sulle ardite posizioni che una tizia deve assumere prima di essere violata praticamente da una decina di pornoattori. Tempo di risalire in macchina e da casa ci avvertono che Sky sta informando che la polizia sta predisponendo posti di blocco ai caselli di Verona. Sembra siano intenzionati a far desistere chiunque si avvicini verso lo stadio. Nascondiamo sciarpe e felpe e ci prepariamo una storiella da raccontargli. Casello di Verona Sud nessuno. Buono. Viuzze della città vuote. Bene, l’ammaraggio verso lo stadio sembra stia per avvenire senza blocchi. Ecco i parcheggi. Ci siamo. In lontananza solo un innocuo vigile mezzo addormentato e anche prossimo alla pensione. Nn ci fai paura. Paletta. Bloccati a venti metri dallo stadio. Vigile che gentilmente ci chiede chi siamo. Silenzio assoluto. Cinque aitanti maschi omertosi nel peggior stile siculo. Probabilmente il tizio ci ha considerato o una compagnia di muti o degli imbecilli totali. Visto che la situazione nn evolve l’Urbano ci lascia passare dandoci anche indicazioni dove dobbiamo parcheggiare. Un vigile, cazzo. Fosse stata la polizia minimo ci costituitivamo ammettendo i peggiori crimini. Tutti baldanzosi della nostra prova di forza prendiamo possesso di un posticino all’ombra fuori dal settore ospiti. Ma è ancora presto, presenti pochini e il grosso della curva disperso sull’autostrada.

Fabio ed io ci facciam due passi. Lumiamo le strade laterali per vedere se troviamo lo “Zanzibar”, il bar dove si ritrovano le ex-Brigate Gialloblu del Verona. Niente da fare. Ormai siamo sotto la Curva del Chievo. Anche loro pochini. Ci avviciniamo verso il banchetto allestito dai locali e sorseggiando un thè e una fetta di pandoro scambiam due chiacchere con delle donne. Una di settanta e l’altra di sessantotto anni. Che nn sia mai detto che si lasci qualcuna per strada.

Ormai le quindici stanno scoccando e ancora nn ci siamo compattati. Finalmente è arrivato anche il grosso della curva. Si appendono gli striscioni e via coi megafoni. Dato che del preventivato maxischermo nn c’è traccia ci vuole un momento a capire che veramente ci troveremo a “seguire” la partita davanti ad una cancellata guardando un muro. Qualche fortunato riesce a vedere le due porte grazie ad un portone lasciato aperto dagli addetti allo stadio. Nn siamo ancora pronti ad iniziare che dalle file davanti arriva un brusio. L’Inter ha segnato subito col Risorto. Parte una mini esultanza che piano piano si propaga a tutti. GOOOOOOLLLLLL!!!!!!!!!. Attacchiamo coi cori come forsennati. Per i primi venti minuti i decibel sono da spacca timpani. La situazione è comunque surreale. Andiamo un po’ calando ma di poco. Siamo imperterriti. Mai abbiam cantato con così costanza e continuità. Siamo in trecento e tutti Ultras quindi si può far bene lo stesso. Certo senza vedere la partita è tutto più difficile. Il tempo vola. Bramo la fine del primo tempo per correre in macchina a recuperare acqua e cibarie. Sembra tutto assurdo ma riuscire a cantare veramente per farci sentire dentro lo stadio sta diventando una missione. Fine primo tempo e squadra ancora in vantaggio. Almeno crediamo. Recupero acqua e cibo. Poi mi tocca fare una corsa perché nel frattempo la Curva è partita in corteo senza di me. All’inizio nn capisco. Se veramente vogliono fare il corteo intorno allo stadio e la polizia nn fosse d’accordo minimo ci aspetta il parapiglia. Pulotti buoni e rinchiusi nei loro cellulari per fortuna. Via al Corteo. Striscione Curva Nord davanti e tutta la Meglio Gioventù compattata dietro a far casotto. Rendiamo tutti partecipi di chi siamo e cosa vogliamo. Quando siamo in vista della Curva del Chievo alziamo un “Salutate la capolista” che serve per far capire che stiamo arrivando e anche per sfotterli un po’. Marciamo come ardite schiere fra bambini, giovanotti e pensionati che sono la matrice dei Clivensi. Volano un paio di schiaffi ad un giovine esuberante dei North Side poi l’intervento dei capoccia quieta tutto. Ci si spiega anche con le altre persone, che poi ci lusingano con un applauso. Ovviamente televisioni dappertutto. Sono un po’ seccato perché a saperlo sabato sarei andato dal Barbiere. Terminato l’allegro corteo ci riposizioniamo. Se per la durata del secondo tempo ci aspetta la solfa del primo ho la sensazione che dovrò munirmi di una bombola d’ossigeno. Tempo cinque minuti e l’Inter ne fa un altro. Valdanito. GOOOOOLLLLLLL!!!!!!. Questa volta siamo preparati e anche il boato è buono. Nn sappiamo assolutamente come sta andando la partita ma con questa Inter e in vantaggio di due gol la vittoria la portiamo a casa. QUINDICESIMA VITTORIA DI FILA. Dopo aver frantumato il record italiano eguagliamo anche quello europeo. Se stendiamo i pastori cagliaritani siamo a livello europeo nella storia più assoluta. Robe da nn crederci. L’entusiasmo sale ancora di più. Adesso cominciano le goliardate e i cori più assurdi. Mettiamo in campo un “tutti a destra, tutti a sinistra” che sbarelliamo. Su trecento persone un solo fesso se ne va per le terre. IO. Porcaccia la miseria. Mi ero distratto un attimo a mangiare delle frittelle.

Finalmente la partita finisce. Al tirar delle somme abbiamo cantato per novanta minuti. Anzi compreso il corteo ho perso il conto. I più sono devastati e senza voce. Visto che nn siamo potuti entrare, l’unico sistema per ringraziare la squadra è ripristinare il corteo, posizionarci fuori dall’ingresso, attendere l’uscita del pulman. Dopo che ci siamo sistemati ci accorgiamo che siamo letteralmente circondati dai poliziotti. Ancor più nugoli di telecamere e Curva Nord che vuole fare bella figura. Calcoliamo che per l’uscita della squadra ci vorrà minimo un oretta. Siamo morti. La Curva rimarrà fino all’uscita dei giocatori. Noi ce ne torniamo nelle terre natie anche perché ognuno ha i suoi programmi per la serata. Inforchiamo la macchina orgogliosi della nostra dimostrazione di forza e assolutamente fieri di essere stati presenti. Traffico in tangenziale nn ce n'é, vista l’assenza di pubblico. Subito in autostrada dunque e via veloci verso BG. In macchina scherziamo un po’ sulle nostre voci roche ma anche questo è motivo di orgoglio e appartenenza. Il viaggio è tranquillo tranne per cinque secondi di panico quando un tipo fuori di testa sta per tagliarci la strada. Inchiodatona e gestacci al tizio. Fabio che rallenta e mette la freccia per aspettarlo. Più visto!. Sbarchiamo al “Palace”, saluti di rito con gli altri tre e appuntamento per sabato a S. Siro tornellato. Clusone ha la solita faccia della domenica sera. Cupa e con le solite colonne formate dai turisti che se ne tornano a casa. Arrivo a casa che nn sono ancora le venti. Sono raggiante e soddisfatto. La chiudo qui salutando Fabio, Silvano, Mauri, Matteo anche oggi straordinari amici in questa avventura. Tutti i Curvaroli della Nord presenti. A chi ci ha dedicato un pensiero con sms  informandosi che tutto procedesse per il meglio e ovviamente a chi si sintonizzerà sul sito per leggere di questa “Strana” ma per certi versi indimenticabile trasferta. BUONA VITA. CUMPORTISSA BE!. E come direbbe Hannibal Lecter: “Claaaaarice…devo lasciarti, sto per avere un amico per cena.”            

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autore :

 Stefano Bigoni

testo :

Voglio lasciare questo piccolo commento al resoconto di luigi

Dove dice: E’ però altrettanto vero che si possono versare le stesse lacrime amare senza distinzioni. E viceversa trovare un lavoro più gratificante, la tizia giusta, o vincere con i gobbi può regalare lo stesso tipo di gioiose emozioni. (Vincere con i gobbi è qualcosa di più).

Aggiungo: Vincere coi gobbi è come sognare, poi ti pizzichi e scopri che il paradiso è in terra e non in cielo.

 

 

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