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per scrivere a Luigi : luigibettineschi@interclubclusone.it


 Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere.

A tutti quelli che per leggere questo commento dispongono di un computer ignifugo.

I fatti nn di rado forzano la mano, e capita anche che la mano, consapevole, li segua compiacente. Posto che, come diceva Andy Wharol: “Andrei anche all’inaugurazione di una toilette”, figuriamoci se nn presenziavo al compleanno di Stefano. Che seratona raga. E’ vero anche che con il “Parterre de Roi” presente nn poteva che andare così. La “Meglio Gioventù” di Colere, la “Fiorine Bene” e la “çreme brulè” del pulman creano solo a nominarle un alchimia, una macedonia, un fritto misto, un sufflè di ironia, cazzate, buontempo e goliardia. Il tutto mixato con il “Tempio” che ci ha accolto. Il mitico “Campeggio”, dove oltre al buon cibo e beveraggi in abbondanza, nn ti chiedono ne chi sei ne cosa farai. Entri e basta. Nn sei mai “Persona nn gradita”. Nessuno che ti prende le impronte digitali, macchie rosse e solchi neri sopra un foglio. L’unico veto è nn danneggiare le strutture, anche perché poi compare il cuoco con una lama da trenta centimetri, e anche un Cuor di Leone come me viene zittito. Sarà per lo spirito libero del posto, sarà per i personaggi che hanno presenziato ma ad un certo punto della serata, complice anche un quantitativo nn indifferente di grappa, ho avuto un deja-vu. Mi si è fatto strada il ricordo dei tempi belli dell’ “Off-side”, quando eravamo padroni della notte e della nostra gioventù. Tempi in cui le strade nn erano presidiate da check point che nn trovi neanche a Kabul. Scorre il fiume dei ricordi dentro agli argini del vino, il mio cuore è un passaporto e ho il bicchiere ancora pieno. I miei occhi un aeroporto dove può atterrare un sogno. Quattro passi per il campeggio, sembra un gioco di parole, ma nn viaggiamo con le gambe ma con la mente, viaggiamo nel ricordo di mille stagioni, viaggiamo nn più a benzina ma a bottiglioni. Corrono i nostri anni, scappano via come cavalli senza la briglia, arsi, come fa il “Ghibli” che asciuga le oasi del deserto. Brividi di una vita che fugge come acqua fra le dita. Ma adesso nn è più tempo di rimpianti, è il tempo dei brindisi, degli “happy birthday”, delle scivolate sulla carta dei regali. Caleidoscopio di immagini, giochi di luce visti attraverso il fondo di una bottiglia di birra. E’ tempo di prendere in mano la serata. E’ tempo del “one man show”. Il Pianista del “Titanic” è tornato, ora dirige con gesti fieri un coro di ubriachi veri “…Caro ‘lmè Tone stà so alègher…”. E poi le donne, alchimie di sorrisi dritti al cuore e alla mente. Sembra di avere davanti agli occhi un muro di pistole. Vedi il mondo dalla canna, muovi il dito sul grilletto, tieni il conto alla rovescia e se vuoi una via d’uscita devi buttarti sopra un letto. E’ una guerra di sguardi. E’ ancora l’assalto al treno. E’ il tempio e la rovina. Giulio Cesare e Cleopatra. “The Spirit of  Saint  Luis” o il “Barone Rosso”. E’ notte adesso. E’ ora di tornare al tempo delle rose. E’ tempo di casa e di riposo. “Radio Londra” nn trasmette più notizie dal mio fronte.  "All gave some, some gave all”. A chi mi giudicherà rispondo con le parole dell’eretico Giordano Bruno condannato al rogo: “Forse con più timore pronunciate voi la sentenza contro di me, di quanto ne provi io ad accoglierla”. I Fatti hanno finito per forzarmi la mano. O semplicemente guidarla. Incredibilmente mi sembra che in questo periodo il tempo stia letteralmente volando.

E’ già passata una cifra di giorni dal Derby e ancora nn ho incrociato un Bilanista. In verità qualcuno l’ho visto ma sono così rapidi e sfuggenti ed io così lento e poco reattivo nei movimenti che me li sono persi. Sono arrivato al punto di pensare di scrivergli delle lettere. O di mandargli un fax con la foto del piattone del Genio. Sono ectoplasmi irraggiungibili ma il riverbero delle loro stronzate da bar nn accenna a diminuire. Frastornati dalle chiacchere che imperversano sui loro canali televisivi si ergono a sputasentenze che nn stanno ne in cielo ne in terra. Sempre le solite storie, “campionato facile”, “penalizzazioni ingiuste”, “intercettazioni di Tronchetti Provera”, “e però Ronaldo vi ha segnato”. Stanno raschiando il fondo del barile alla ricerca di scuse da pusillanimi, fanno calare una cortina fumogena per distrarre dallo squallore in cui si ritrovano. Sono lì che lottano con l’Empoli!!! Per il quarto posto, in Champions sono ancora in corsa ma chissà per quanto. L’età media dei loro calciatori è più bassa di qualche anno solo a quella degli ospizi. La telenovela Ronaldigno è l’unico argomento di cui possono parlare ma nn sò fino a che punto il tizio gli risolleverà la baracca. Sempre beninteso che il Barça se ne privi. E quanto al ciccione “Dead man walking”, dalla favella ispirata e dalla lingua lunga, gli ribadisco di stare zitto e di risparmiare il fiato per correre di più in campo. A parte che sta giocando da schifo e quando scatta per prendere un pallone ha bisogno che gli altri si blocchino per un colpo della strega. E infine che stia lontano da Adriano e nn venga a consigliarci come tutelarlo. Sto “porco” chiacchierone “che ‘lta vegnes un cancher”.  La cosa più divertente è che quando si ritrovano soli fra di loro, ed io lo so di preciso, i discorsi sono di tutt’altro tono. Sono spaventati e preoccupati. Il futuro è grigio e temono anni di anonimato. Anni che vorrei ricordargli sono gia cominciati dopo la notte di Istambul. Sono tre o quattro anni che sono lontani anni luce da qualsiasi vittoria, sono in pieno decadimento fisico, nn azzeccano un acquisto, coinvolti in pieno in “Moggiopoli”. Aggrappati al circo mediatico di cui sono gli assoluti padroni, si autoincensano convinti di essere ancora i migliori. Si specchiano in un passato fatto di luci, ma anche di tante ombre su quel che sono stati. Contenti loro, contenti tutti. Alla fine poi si va in campo. E in campo arrivano le legnate. E quando si spengono le luci degli studi televisivi rimane solo il buio degli abissi in cui sono sprofondati. Abissi dalle pareti lisce dove risalire è impossibile. Abissi che riempiremo di cemento armato e di soda caustica. E sopra una bella lapide con tanto di necrologio, dove a turno andremo a fare pipì. Nel breve periodo causa sosta del campionato, ci siamo dovuti sorbire ancora la storia delle nazionali. Che palle. Anche solo per il denigraggio e la gogna che hanno calato sul coppino di Donadoni ci sarebbe da vergognarsi ad essere italiani. A parte che io sono da secoli un fedele suddito di Sua Maestà e nn terrò mai ad una squadra formata da giocatori che per il resto dell’anno odio allo stato liquido, ma anche a quello gassoso dato che ci penso. E comunque il problema si potrebbe risolvere alla fonte semplicemente eliminando le nazionali. Anche perché poi così nn saremmo costretti a sospendere il campionato, io avrei sempre qualcosa da fare le domeniche, ma soprattutto nn vedremmo più sventolare attaccate ai pluviali delle case i tricolori che ipocriti “nazionalisti” tirano fuori quando si battono le Far Oer.

I giorni continuavano a passare liquidi e ombrosi intanto che aspettavo l’arrivo del Parma. Fra un calcolo e un pronostico su quando avremmo definitivamente vinto il campionato ero rilassato a tal punto da dimenticarmi di vivere. Lo scossone arriva a metà settimana. Le nuove norme su striscioni, tamburi, impianto dei megafoni, bandiere e storie varie, sono belle che servite sul piatto del governo. Cameriera la solita Ministra Meandri. Tutti, e dico tutti, gli striscioni dei gruppi in Curva sono stati bocciati. Scoprirò in seguito che anche quelli degli Inter club sono finiti sotto la ghigliottina di un decreto, che definire vessatorio e al limite dell’assurdo è un eufemismo. Il nostro gruppo “Pessimi Elementi” è stato vessato perché il nome è ritenuto troppo provocatorio. Ma se nn sanno neanche chi siamo. Allora se ci chiamavamo gli “Amici del catechismo” o “Gruppo famiglia” potevamo entrare con il nostro striscione e magari buttare in campo anche seggiolini e balaustre. Tanto il nome del gruppo richiama immagini di bontà e colate di miele e buona creanza. Aiutiamo la Meandri ad uscire dal tunnel in cui è finita. Se si fosse drogata avrebbe fatto meno danni. Ma la norma più assurda è che gli striscioni devono essere ignifughi. E’ noto infatti che tutte le domeniche le partite vengono sospese, gli spettatori fuggono, le mamme piangono, gli stewart soffocano, le balaustre colano, i pompieri scorazzano per gli stadi perché una moltitudine di striscioni ha preso fuoco. Ma quando? Ma dove?. Ribadisco che è meglio che la Ministra passi alla droga. Così potremmo capire il perché di tante boiate e forse una dose letale la schianta. Adesso sfigati come siamo scoppierà un incendio dentro lo stadio. E fra i cadaveri carbonizzati degli spettatori brilleranno intonsi e come nuovi gli striscioni ignifughi. Fra nn molto potremo entrare allo stadio o solo nudi (che nn sarebbe poi così malvagia come idea viste le gnocche che gironzolano fra i gradoni) o solo con abbigliamento ignifugo. Ai tornelli poi ogni spettatore verrà equipaggiato di un piccolo estintore per spegnere eventuali focolai. Naturalmente all’estintore saremo ammanettati onde evitare che si trasformi in un oggetto contundente da lanciare in campo. Io ho veramente bisogno di un confronto con questa Ministra. Voglio capire i motivi veri perché è così ridotta male. Se è perché nn lo prende da anni io sono l’uomo giusto per sopperire a questa mancanza. Se invece nella testa al posto del cervello ha la ricotta allora nn c’è più niente da fare. E chi l’ha votata ha tutto il tempo di farsi un “Mea culpa” grosso come uno stadio. Reti di prefiltraggio e tornelli compresi. Ma di cosa stupirsi, siamo la nazione che blinda gli stadi con agenti in assetto anti sommossa e poi mandiamo i nostri soldati senza armi in giro per il mondo, equipaggiati solo del “piombo” per tirar su dritti i muri delle scuole o acquedotti che vanno a ricostruire in zone di guerra. A sto punto mandiamogli giù i muratori. Bossico è pieno di muratori. Poco aitanti ma molto volenterosi. Se si pensa veramente a quanto è contradditorio questo paese, nn attaccarsi tutti i giorni al bottiglione per rendere tutto più piacevole e comprensibile, è un esercizio che trascende dalla manualità del gesto. Ci vuole proprio la forza della mente e il coraggio di ribellarsi a personaggi che influiscono sulle nostre vite con decreti su argomenti di cui nn sanno un cazzo, vessando milioni di persone solo con la forza del sopruso. Ditelo chiaramente che avete paura che vi portino via gli Europei del 2012. Ditelo che nn siete capaci di contrastare l’illegalità nelle città. Ditelo che siete incompetenti su tutto e l’unica cosa che vi preme è la salvaguardia della vostra poltrona con i privilegi che essa comporta. Ditelo che questo paese sta andando a puttane per l’immigrazione clandestina che nn siete capaci di arginare. Ditelo che questo paese è in ginocchio perché un cazzone di fotografo ha avuto la possibilità di ricattarvi. E no, meglio insabbiare tutto, e puntare i fari sulla violenza “FUORI” dagli stadi come il male assoluto della società. Ma state certi che nn cederemo, adesso meno che mai. Fate i vostri decreti, soffocateci con le vostre norme repressive, asfissiateci con perquise snervanti. NN CE NE FREGA UN CAZZO. Ci troverete sempre lì su quei gradoni a cantare, fare coreografie e a colorare quegli stadi che voi volete vuoti e spenti come lo sono i vostri cervelli. E se sento ancora qualcuno che dice di voler riportare le famiglie allo stadio senza prima domandarsi perché le famiglie se ne sono andate gli scarico in faccia una sventagliata col kalasnikof. La stessa arma di cui fanno sfoggio i Talebani che avete liberato. Mentre scrivo ho appreso che il decreto, esclusa la Lega, è stato approvato con un voto bipartisan da parte del Senato. Nn vanno d’accordo su niente ma quando c’è da alzarsi lo stipendio e promulgare leggi contro gli Ultras tutti amiconi e fermi nelle loro decisioni. Adesso è dura. Questa è una svolta epocale. Adesso rimbocchiamoci le maniche e tutti uniti veniamo di nn tradire i nostri valori. Sicuramente cambierà il modo di tifare e soprattutto di seguire la squadra in trasferta. Cedere adesso nn è ammissibile. Mai come in questo momento: UNITI, FIERI, MAI DOMI…AVANTI CURVA NORD.

Mi calo nella Sunday della partita. Ritrovo alla mezza e, chi più chi meno, presenti in discreta forma. Clau la rossa è bianca-ceramica ma probabilmente è ancora mezza surgelata dopo il week-end a Livigno. Dove ha fatto razzia di gadget fashion e tecnologici tranne ovviamente la mia bambola gonfiabile che tanto mi ero raccomandato. Paolino e Marco il giovane sembra che nn abbiano dormito tutta notte. Fabio e il “Guru” risultano incomprensibilmente assenti. Qui c’è sotto qualcosa di losco. Indago e svelo l’arcano. Sembra che la tizia Piemontese che hanno sequestrato nel week-end abbia riconosciuto il posto dove è stata segregata: “La villa di Fabio”. E che abbia riconosciuto i suoi due carcerieri che in un sfoggio di furbizia si chiamavano per nome durante le fasi del sequestro: Paolino e Marco. Fabio e il “Guru” sono assenti perché rimasti alla Villa per bonificarla e far sparire eventuali tracce. Sono elettrizzato. Sarebbe fantastico se durante il viaggio ci fermano e arrestano i due carcerieri. Poi interverrebbe la Meandri a vietare i pulman per lo stadio. Quindi dalla prossima si scende con un tandem a trentotto posti. Partiamo. Ancora una volta l’autista è un signore attempato e pacioccone. Il Pazziante e la Cavallona anche oggi ci hanno bidonato. Tutte le volte la storia mi prende male. Se per la partita scudetto nn si presentano son cazzi. Mi incateno al cancello della ditta e poi mi do fuoco. Un gesto tragico e di alto spessore dimostrativo, comunque innocuo perché ormai sono tutto ignifugo. Il viaggio è allegramente soft. Probabilmente siam finiti in discorsi seri e pedanti perché è gia ora di scendere e io nn mi sono nemmeno accorto che eravamo entrati in autostrada. Volo al baretto della Curva per una riunione di massima con i “Pessimi”, per discutere un po’ sulla piega che stanno prendendo gli eventi e per far saltar fuori un nome nuovo al gruppo che ci rappresenterà d’ora in avanti in Curva. Solita trafila di perquise, tornelli falsi e controlli elettronici. Dato che rientro nei parametri posso accedere allo stadio senza sentirmi in colpa. Oggi si marcia per vincere sul Parma. Nn credo ci saranno grossi problemi. Loro sono un concentrato di pochezza e disperazione. Sono una squadra dalle buone intenzioni. E si sa che la strada che porta in B ne è notoriamente lastricata. Noi, dopo l’ennesimo pari della Lupa capitolina, vogliamo approfittarne ed avvicinarci ancora di più al Sogno. Pochi calcoli da parte del Mancio e dentro i migliori a disposizione. Acclamato rientro di Cambiasso in mediana, il Capitano e Dejan a presidiar gli esterni e Luis ad innescare il Pugile e Valdanito. Toldone in porta, Maicon e Maxwell larghi e Burdi e il Granatiere nel mezzo. Via alla contesa. Prima però sfoggiamo la coreografia. Almeno questa la questura l’ha concessa. Grazie ad una combinazione di strisce nerazzurra e cartoncini componiamo la scritta “Ti Amo”. Ringrazio sentitamente tutte le ragazze della Curva che hanno avuto per me questo pensiero. Il sentimento è ricambiato. Segnalo solo che durante lo svolgimento dei teli, il prode Paolino (sul cui stato post-sbornia nn c’erano dubbi) è riuscito ad infilarsi DA SOLO un dito in un occhio. Sembrava un Panda. Fortunatamente io ho dato due esami universitari di oftalmologia e quindi sono prontamente intervenuto. Gli ho sistemato brillantemente la retina ma qualcosa deve essere andato storto. Ci vedeva solo in bianconero. Pertanto sui gol, lui nn ha esultato, convinto che stessero giocando i gobbi.

La contesa parte a ritmi nn eccelsi ma anche giochicchiando per il Parma son dolori. Ovviamente loro sono tutti dietro. Attendono le nostre ondate sperando che il loro muro difensivo regga. Però siam subito pericolosi. Veloce scambio Adriano-Cambiasso. Destro secco. Larghissimo. Luis è in palla. Ricama calcio e idee da leccarsi le orecchie. Raccoglie palla al limite. Due li fa sedere con una finta, il terzo lo salta in corsa e calcia a giro. Woooowww. Fuori alla destra dell’immobile Bucci. Azz, con la porta un po’ più spostata a destra saremmo stati sopra di due dopo neanche un quarto d’ora. Il Parma è sopravvivenza pura ma regge. Oggi con quella cassaforte li ci sarebbe proprio voluto il Genio per scassinarla. Il Pugile si sbatte ma sbaglia anche tanto. Anticipato un secondo prima del tiro dopo un favoloso gioco a tre di Maicon, Figo e Crespo, nn riesce a trovare la zampata decisiva. Il Mancio sposta un barcollante Dejan sulla sinistra consentendogli di liberare il destro. Il fortino del Parma scricchiola ma nn cede. Impresa dura ma tenace e prima del riposo una rovesciata di Matrix e due tiri di Cambiasso e Crespo accendono lo stadio ma nn lo incendiano. Quasi scontato che prima o poi passeremo, ma visto che quest’anno a S. Siro siamo andati sotto cinque o sei volte, nn vorrei che ci ritrovassimo con una sgradita sorpresa pre-pasquale. Forza Raga DAI!!!!. Va bè nn mi ascoltano. Intervallo. Urge attaccarsi alla scaramanzia. Oggi Clau la brioscina nn l’ha scordata. Altrimenti faceva la stessa fine dell’autista di Mastrogiacomo. Decapitata e con la sua testa avremmo organizzato un incontro di calcio fra Emergency e Greeepeace. Già nel Derby avevamo sfidato la cabala e ci era andata di culo. Nn me la sento di sfidare ulteriormente la sorte. Quindi sfoglia e crema alla nocciola e via verso nuove avventure. In questo caso largo al secondo tempo. E’ innegabile che queste sono partite strane. La consapevolezza di essere nettamente superiori e il distacco abissale dalla Roma paradossalmente portano dei rischi. Di essere poco concentrati e di cazzeggiare fino a quando, o l’errore dell’avversario o una nostra prodezza spacchi la partita. Ma quest’ Inter nn corre rischi. Le statistiche dicono che siamo la squadra che ha fatto nella ripresa ventidue punti in più rispetto ai primi tempi. Imponiamo il nostro strapotere fisico alla distanza. La svolta della partita arriva dopo undici minuti. Yo-yo Maxwell recupera un pallone che sembrava fuori. Dribbla Ferronetti ma sulla corsa finisce fuori dal campo. Finta a destra e poi va a sinistra e si beve il quarto uomo. La tocca larga a Valdanito. Crespo che ha un alto quoziente intellettivo capisce che deve ridarla, perché in questo momento Caeblino con la palla potrebbe fare qualsiasi cosa. Infatti. Piomba in area. Destro. Sinistro. Destro. Sinistro. Incrocio dei pali. GOOOOOOOLLLLLLLL, GOOOOOLLLLLLL, GOOOOLLLLL. TROTTOLINO AMOROSO MAXWELL CHE COSA HAI COMBINATOOOOOO. Sento lo stadio ruggire. Santi numi che gol. Questo è matto. Me lo sentivo. Di solito quando uno dei nostri è largo e potrebbe crossare butto sempre un occhio per vedere se nel mezzo qualcuno è libero. Oggi no. Sono rimasto ipnotizzato a vedere le gambe e il pallone che si fondevano in un tutt’uno. Poi quando la palla è filata all’incrocio ho perso la testa. Titolare inamovibile e Grosso a segnare il campo. Appena mi ricompongo altri brividi mi aspettano. Dalla Nord si alza un “VINCEREMO IL TRICOLOR” che nn è più una speranza, un sogno, una ragione di vita. E’ la certezza. E’ tatto. E’ cogliere. E’ realtà. E’ FATTAAAAAA!!!!!!. Nn è finita. Chiudiamola e poi via coi festeggiamenti. Dentro il “Chino”. Primo pallone. Lancio per il Pugile. Doma la palla. Si scrolla di dosso Couto. Finta su Contini. Solo davanti a Bucci. Passaggio da libro Cuore per Valdanito. Piatto semplice e rete gonfia per il raddoppio. GOOOOOOOLLLLL, GOOOOOLLLL. Ciao, ciao Parma. Arrivederci in un futuro migliore. Su questo scudetto c’è anche il sigillo di Recoba. Proprio nel giorno del pesce d’Aprile. Ogni connessione fra le due cose è puramente casuale. A discapito di tutto la partita si infiamma proprio nel momento in cui dovrebbe scialare nella noia. Il Parma con la serenità di chi ha ormai perso viene avanti di brutto. Toldone si erge ad insuperabile barriera e noi troviamo anche il tempo di ricordare a Morfeo, buttato da poco nella mischia, che sua mamma nn era proprio Maria Goretti. Partita ancora viva con veloci cambi di fronte. Traversa di Adriano imbeccato da Recoba e due missili dello stesso che Bucci respinge con difficoltà. Tutto molto divertente, soprattutto i tre punti che al triplice fischio vanno a rimpolpare la nostra già pesante classifica. Signore e Signori. Ladies and Gentleman. Manca ormai solo una cosa. Stabilire la giornata di campionato che ci darà la consacrazione definitiva. Io nn ci credo. Stà veramente arrivando una chimera chiamata tricolore. Perché dopo le umiliazioni di sentir cantare in tutti gli stadi “Nn vincete mai”, adesso ci possiamo togliere enormi soddisfazioni. La matematica nn è ancora con noi, ma gli altri questo scudetto se lo scordino pure. A questo punto possiamo perderlo solo noi…E NON SUCCEDERA’. Come mi sento bene, Raga cumportissa bè, e per Pasqua la sorpresa arriverà dalla squadra e dal campionato. Saluto tutti quelli che mi vogliono bene e tutti quelli che imperterriti continuano a seguirmi. “Al cuore e al cervello quando vanno d’accordo. Al fegato quando fa il vago. Alle gambe quando ballano e alla braccia che vi stringono. A chi mi legge…SALUTE”. P.S. Ho appena finito di scrivere e Van Buydel gli ha appena piantato il secondo al novantatreesimo. 

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