“Un Anello per domarli, un
Anello per trovarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli”
Ad Achille Serra, un uomo, che
per tener fede al suo nome spara stronzate mitologiche.
Ci vuole veramente tutta la
compostezza e la buona volontà del mondo per capire cosa sta succedendo in
Italia in questo momento. Tra i “nuovi” dirigenti dei gobbi che a momenti ci
citano in giudizio dandoci degli “Ineleganti” accusandoci di essere la mente
occulta che si celava dietro tutto Moggiopoli. Infatti, noi siamo così fessi da
avere aspettato quindici anni di sberleffi prima di smascherarli. Piangina che
si lamentano dei milioni persi con la retrocessione. Ovviamente su quelli messi
in saccoccia con le vittorie fraudolente nessuna parola. Questa società con i
suoi tifosi al seguito meritava di essere radiata, nn mi stancherò mai di
dirlo. Adesso è scattato il giochino, a braccetto con i Bilanisti a portare
avanti la teoria del complotto partito da Via Durini. Ma la farsa vera è che,
costruito un castello con carte taroccate e fantasie degne del miglior Tolkien,
questi ci credono veramente. Si ritengono parte lesa e punita ingiustamente.
Defraudati (ma pagati caramente) dei giocatori migliori, ipotizzano ardimentosi
paragoni fra il nostro primato e la loro belligerante stagione nell’inferno
della serie B.
Un governo che con il pasticciaccio umanitario del sequestro
Mastrogiacomo sbanda sotto il vento di bolina. Dopo essersi inimicati Stati
Uniti, Confindustria e Vaticano si ritrovano sotto il tiro pure di Emergency.
Adesso si scoprono tutti gli altarini e i milioni spesi per cedere ai ricatti
dei terroristi. Magagne e gestioni mai raccontate fino in fondo che spaziano
dalla legislatura del Berlusca fino a quella del Professore passando attraverso
chirurghi di guerra e commissari della Croce Rossa. Pastrocchi occulti per
liberare personaggi che in virtù della loro presenza in zone di guerra sapevano
benissimo i rischi che correvano. Io nn ho paura a sostenere che se potessi
decidere nn avrei trattato con nessuno. Meglio un giornalista, una Simona, un
Torsello o una Sgrena qualsiasi morti che cedere ai ricatti. Ma nn solo per
senso dell’onore, etica o intransigenza buttata lì a caso. Solamente per
affermare la sovranità di uno stato a nn farsi ricattare. A nn essere
considerati sulla scena internazionale burattini incapaci. Ambigui mestatori in
un gioco (la Guerra) in cui ci presentiamo inneggiando a conferenze di pace con
gli sgozzatori e nn armando i nostri soldati. Ed è puerile sostenere che anche
gli altri paesi trattano ma nn lo dicono. Adesso danno fuori di matto pure i
Cinesi. No dico, i Cinesi. La comunità meno integrata, con leggi proprie e una
malavita conclamata, che protesta barricandosi dietro la solita solfa del
razzismo e della poca integrazione. Questi che fanno girare nascosti negli
involtini primavera milioni di euri, che nascondono nei ravioli al vapore i
cadaveri dei loro morti. Sono padroni di interi quartieri dove vige la legge
della piovra Cinese, fra sordidi laboratori clandestini, cliniche mediche messe
in piedi in scantinati, traffici umani, gioco d’azzardo, droga, prostituzione a
go-go e giri d’affari sottobanco da brivido. Un paese in cui la solita Ministra
(che ormai sta diventando lo solita Minestra) va ovunque a parlare della sua
intelligentissima legge per gli stadi senza mai esserci stata. Se nn per
passerelle promozionali e in ogni modo senza sapere cosa accada alla gente
normale (sti cazzi alle famiglie) un centimetro fuori dagli stadi, che ancora
indomita si picca di volerli frequentare consapevole di nn avere colpe se nn
quelle di volersi divertire al seguito di una squadra di calcio. Ministra che
si fa bella a volere ripulire la violenza ma che nn riesce a dire una parola
sugli accoltellati del Man utd. Ormai è assodato, siamo la Repubblica delle banane.
Ma poiché le banane, a parte uno smodato uso del termine nei film porno, per
elargire nuova grandezza ai falli maschili, nn hanno nessuna colpa da essere
così denigrate, mi prendo la briga di rinverdire e allargare il concetto. Siamo
la Repubblica degli ananas ma anche dei mandaranci, delle susine, dei kiwi,
delle angurie e del sorbetto alla pesca. In poche parole siamo alla frutta. E
nn arriveremo mai al dolce nè tantomeno all’amaro. E c’è un uomo che
rappresenta al meglio questa nazione. Un uomo delle istituzioni, un funzionario
dello Stato. Il suo nome è Achille Serra. Il modo in cui ha gestito
mediaticamente la vicenda degli scontri per la partita di coppa, come lui
nessuno mai. Chi è stato almeno una volta nella vita in trasferta a Roma contro
i lupacchiotti sa chi sia e come si comporta la celere della Capitale. Nascosti
dietro alla loro divisa ma con le sciarpette della “Maggica” bene in evidenza
sembrano sempre dei cani in calore pronti ad attaccare al minimo pretesto. E
come si vede chiaramente dalle immagini, quando intervengono, manganello girato
e via a spaccare teste. Lungi da me giustificare gli inglesi che quando vanno
in trasferta si conciano sempre da buttare via. Però il poliziotto che urla ai
suoi di smetterla è rappresentativo della forza e della cattiveria con cui sono
intervenuti. Ma per il prefetto tutto si è svolto nell’ambito della correttezza
d’intervento. E, cito testualmente: “Bisogna considerare anche che gli Inglesi
erano tutti sbronzi”. Come se questo giustificasse il tutto. Ovviamente zero
parole sugli accoltellamenti del pre-partita. Probabilmente a Roma barcollare
in giro ubriachi è considerato una dei reati più gravi, girare con una lama in
tasca uno status symbol. Con la piccola differenza che il giorno dopo la sbornia
agli Inglesi passa, invece i lamaioli continuano imperterriti a giocare
all’allegro chirurgo. E mercoledì salgono a Milano pronti ad “operare” di
nuovo. A sto punto sorge una domanda spontanea dalla risposta scontata.
“Pronto? È in casa il cervello del prefetto Serra?”. E allora poi come succede
sempre per sviare l’interesse lontano dalla verità si apre l’infinita pagina
delle polemiche. Tutti che giocano a rimpiattino accusandosi a vicenda. Crisi
diplomatiche fra i governi e interrogazioni parlamentari. Accuse di incapacità
rimbalzano fra la Torre di Londra e il Colosseo. Fatti travisati e rimodellati
a piacere saltellano fra Westminster e il transatlantico del Parlamento. I
“Tabloid” d’oltremanica vanno a braccetto con i mammasantissima del nostro
giornalismo in una gara a chi la spara più grossa. In tutto questo polverone
noi spettatori assisi in platea, elettrizzati dal teatrino, siamo inchiodati
alle poltrone in attesa dell’atto conclusivo e del colpo di scena. Che
puntualmente arriva celandosi dietro l’arrogante massimo organismo del calcio
europeo. Secondo la Uefa, infatti, la tradizionale tendenza al tafferuglio dei
sudditi di Sua Maestà nn sarebbe imputabile alla loro ubriachezza molesta ma ad
un disgraziato problema intellettuale altrui: “I tifosi vanno accompagnati
da qualche funzionario di polizia che possa comprendere la loro cultura. A Roma
pagata la stupidaggine che le forze dell’ordine nn parlavano inglese”.
Siamo circondati da Geni. Mi sembra già di vedere la Celere che attacca al
grido di “Life is Now”. Oppure volendo armeggiare con più padronanza la lingua
che ha conquistato il mondo, manganelli alla mano, volto espressivo stile
“Prince of Denmark” a bramare la richiesta di svelare l’arcano quesito che
tanto ci affligge fin dalla notte dei tempi: “Excuse me Sir, is the cat on the
table?”. Se questa fosse veramente la soluzione allora tanto di cappello ai
pulotti di Milano. Perché al Meazza nulla succede “I suppose” che siano tutti
poliglotti. Son riusciti a tenere a bada Russi scatenati, portoghesi inutili,
teutonici hooligans bavaresi. In un crescendo, via via, fino all’arrivo dei
temutissimi supporters del Valencia. Che nn ci sono stati casini, nn perché noi
con gli spagnoli siamo gemellati, ma perché le forze del disordine li hanno
tenuti a bada grazie ad un “castigliano” irreprensibile al grido di: “Aserejé
ja deje dejebe tu dejebe deseri iowa a mavy an de bugui an de güidibidi”
(questa non è mia, ma era troppo divertente
per non usarla : interistiorg.org grazie
di esistere). Ma ci sarà tempo per approfondire tutta la questione anche perché nel frattempo
ne succederanno ancora delle belle state tranquilli. Quindi doverosamente,
perché questo è l’incarico per cui sono pagato (anche se nn ho ancora visto un
soldo) mi calo subito nella narrazione delle mirabolanti tragi-commedie di
questa “Sunday”.
Noto che oggi, come piccoli scarafaggi, si insinuano
continuamente fra le righe paroline in lingua inglese. Che stia diventando
poliglotta pure io?. Che mi si apra un futuro da celerino o da esponente dell’
Uefa?. Chissà che in un futuro nn vi rediga i miei commenti scritti al volo su
un portatile mentre inseguo con un manganello qualche Ultras. Però poi dovrei
licenziare la mia segretaria qui sotto la scrivania. E io nn voglio togliere di
bocca il pane proprio a nessuno. E anche se nn è proprio pane quello che gli
toglierei dalla bocca alla fine ci sentiremmo entrambi svuotati di qualcosa se
il nostro rapporto finisse bruscamente.
La cronaca. Oggi sarò essenziale,
preciso ma ugualmente intrigante. Un po’ come me. Posticipo serale e quindi
ammassamento al “Sole” per le sedici. Si suppone che per le sedici in punto
tutti siano presenti e quindi si possa partire spaccando il secondo. Ma quando
ci sono di mezzo delle cose “supposte” è meglio andarci cauti. La famiglia
Scandella si presenta scaglionata e fuori tempo massimo. Anna arriva vestita di
tutto punto e avvolta da un aurea mistico-religiosa come se avesse appena fatto
la cresima. Tutta trafelata farfuglia arzigogolate spiegazioni di parenti
abbandonati ad un pranzo e di vestiti scomparsi. Dei suoi procreatori nn c’è
traccia alcuna. Giro di telefonate e quiete del parcheggio scossa dallo stridio
delle gomme di una “Multipla” che su due ruote e in sbandata controllata piomba
portando il suo prezioso carico. Sospirone di sollievo da parte di tutti ma
soprattutto di Anna che nn si ritroverà orfana e ritroverà pure le sue scarpe.
E queste sarebbero le famiglie che la Melandri vuole allo stadio. Veloce
appello e via a cavallo di un lamierone condotto dall’ autista “fighettaro” per
la su predisposizione a cravatte sgargianti ed una guida da tamarro di borgata.
Nei settantacinque chilometri che ci separano da MI avrà inchiodato venti volte
al chilometro. Sono sceso dal pulman e mi son fermato a chiedere ai passanti
che se qualcuno avesse trovato uno stomaco sottosopra di spedirmelo pure a
casa. WHERE
IS MARCO? WHERE IS CAVALLONA?. Viaggio
surreale. Solite fermate, caldo pazzesco, traffico formato dagli ebeti in gita
domenicale e con patente presa nelle patatine. Milano galleggia in un afa
stordente. Ho la senzazione che potrei sciogliermi da un momento all’altro.
All’unanimità decidiamo di cercare un po’ di refrigerio al MC’donalds. Dentro
si congela. Il cibo è il solito. Stopposo, unto e dal colorino di cadavere
Cinese appena tolto da un container. Bambini senza scarpe e vocianti come
sirene di porto. Solite mamme da copertina di “Vogue” o “Le Casalingue”.
Barcolliamo verso lo stadio sempre avvolti in un calore che rende tutto
ovattato. Scemiamo veloci verso la nostra zona di perquise e tornelli. Mentre
passiamo davanti all’ingresso ospiti, un palermitano, rigorosamente nascosto
dietro ad una fila di pulotti, ha qualcosa da ridire sulla mia elegantissima
t-shirt del West Ham che oggi arricchisce la mia già bella presenza. Nn
perdo il mio aplomb inglese e dito medio alzato gli ricordo quali sono le sue
origini e lo schifo di posto da dove viene. Va beh, dettagli di vita in giro
per gli stadi. Domani “Pizzino” a Provenzano e il tipo finisce a far ripiena
nelle fondamenta di un cantiere appaltato dalla mafia. Quando si dice essere
ammanicato con persone influenti. Dentro lo stadio il clima è gradevole ed
allegro. Siamo come al solito fra i primi e cazzeggiamo fra chiacchere, prese
per il culo e lumate alle gnocche che il caldo sta lentamente spogliando.
Oggi
marciamo sui saraceni siculi. All’andata sembravano uno squadrone, poi li
abbiamo castigati e da lì è cominciata la loro parabola discendente. Molto
probabilmente si faranno inculare il quarto posto dall’altra squadra di Milano.
Il loro allenatore è il simpatico Guidolin, prima esonerato dall’ancor più
simpatico presidente che si ritrovano, poi reintegrato dallo stesso attraverso
uno stuolo di frasi denigratorie e di accuse di incapacità. Guidolin lo vedrei
bene in un film porno sadomaso mentre a quattro zampe con un collare al collo
si fa frustare da Zamparini. Viera terzo incomodo. La Roma ha vinto ma cambia
poco. Se noi facciamo altrettanto mercoledì abbiamo due risultati su tre per
chiudere il campionato. Un pari od una sconfitta stasse ci costringerebbero a
battere i Romani per avere anche la matematica dalla nostra. Siamo a più
diciotto e siam comunque tranquilli. Secondo i canali Mediaset siamo alla canna
del gas ed è ancora tutto in gioco. Scommettete che da qui a mercoledì come
gufi maledetti daranno per scontato il nostro successo?. Ho appena sbirciato il
televideo ed il primo titolo è: “Inter tutto pronto per la festa”. Preveggenza
o ce la stanno tirando?. Voi che mi leggete siete troppo intelligenti perché
io vi sveli anche la risposta.
Squadre in campo. Curva Nord che parte al
massimo. Squadra che parte al minimo completamente fuori giri. Il primo pallone
perso da Cambiasso da quando è a Milano libera Simplicio al tiro. Sbilenco ma
che si trasforma in assist per l’Airone. Burdi in ritardo. Tocco da un passo,
Giulio ci prova ma niente. Tre minuti e devo sorbirmi i siculi che festeggiano.
Sotto di uno per l’ennesima volta. Ma che cojoni. Il vero problema è che la
sberla nn ci sveglia. E’ vero che schiumando rabbia riproviamo subito a
metterla in pari. Attacchiamo ma sbagliamo troppo, siamo approssimativi e a
parte un paio di velleitarie occasioni nn tiriamo mai. Loro tutte le volte che
passano il centrocampo danno l’impressione di poterci fare il secondo. Nn è
bello. Crespo rotto e dentro il talismano Cruz. Nn riusciamo a girarla. Corrono
come dei dannati e arrivano sempre al tiro. Lo stadio piomba nel silenzio
quando un missile si stampa sulla traversa, Giulio respinge l’impossibile fino
al patatrac sul finire del tempo. Quel brocco che gioca in difesa e nn so
neanche come si chiama trova l’incrocio dopo un azione corale. Zero a Due nello
sconforto più totale. Dietro e in mezzo oggi abbiamo “ballato” come mai. La
squadra esce per il riposo nello sbigottimento generale. Loro stanno facendo un
partitone ma noi fra errori e incertezze gli stiamo spianando la strada. Stiamo
perdendo e nn riusciamo a scrollarci di dosso un'apatia di fondo che
francamente nn mi aspettavo. Siamo sballottati fra i loro fraseggi e siamo
troppo disuniti per armare una vera e propria rivincita. Mai come oggi c’è
sentore di sconfitta. Roba da attaccarsi ad una bottiglia di Assenzio e cercare
nell’oblio serenità e gusto per la vita. Poi francamente con questa classifica
e le risorse di questa squadra che sono come una flebo di vitamine mi
rassereno. Sono scocciato ovviamente. Se nn me ne fregava niente sarei a fighe
o in un “Pub”. Rito scaramantico, sollecitato anche via sms, oggi più che mai
indispensabile. Sfogliatine e crema alla nocciola come se fosse un rito vooodo
o la comunione eucaristica. Se la tiriamo in piedi, nn dico vincere, ma almeno
un pari costruito con furore ed orgoglio, Mercole si scende con una confezione
intera di brioscine. Spese ovviamente a carico di Clau la rossa. Io ci metto lo
stomaco.
I nostri sono già in campo prima della fine dell’intervallo. Buon
segno. Nn moriremo senza combattere. Forza Ragazzi. Partiamo subito forte e con
più costrutto. La senzazione è quella di una squadra più attenta e che
finalmente riesca ad esprimere tutte le sue potenzialità. Loro cominciano a
pagare lo sforzo fatto nel primo tempo e piano, piano cominciano ad arretrare a
difesa del vantaggio. Lo stratega della panca si gioca tutti i cambi e butta
sul ring il peso del Serbo e la classe, la bellezza, l’ aitanza, il buon odore,
la mascolinità del Genio. Lo stadio lo accoglie con un boato. Giochiamo a tre
punte con Luis a rimorchio. In mezzo Cambiasso e Stankovic fanno di tutto.
Dietro siamo più attenti e aggressivi. Per forza di cose e perché siamo
nettamente più forti comincia l’assedio. Cruz ne segna tre in mezz’ora e solo
uno glielo danno buono. 1-2. DAI RAGA ANDIAMO. E spingi e spingi e spingi hai
voglia che poi uno nn viene. Ennesimo spiovente in area a cercare uno dei tre
giganti e il brasiliano si fa trovare pronto. GOOOOOOOOOOOLLLLLLL.
GOOOOOOLLLLLLL. GOOOOOOOOOLLLLLL. PAZZESCO, SUBLIME. FORZA RAGAZZI. Manca
ancora tanto e la partita è completamente cambiata. Siamo l’unica squadra in
campo e continuiamo ad attaccare. Calci piazzati, punizioni, tiri a cercare il
pertugio buono e con esso la gloria e l’immortalità. Dai Aragorn, dai Frodo,
dai Gandalf. Prendiamoci questo anello e regniamo nei secoli. Mamma mia, via
veloce il brasiliano sulla destra, sgomma e la mette in mezzo con un esterno in
corsa. Il genio è lì. Calcia al volo. Troppo preciso. Fontana che si ritrova il
pallone fra le mani. Cazzarola giuro che l’avevo visto dentro. Sarebbe stata
l’apoteosi. Ma nn cambia un cazzo, mercoledì c’è tutto il tempo per rifarci.
Triplice fischio e squadra che esce fra gli applausi. Bene lo stesso. Ho
ammirato la voglia di reagire al doppio colpo e nn esserci lasciati andare allo
sconforto e banali calcoli di classifica. MERCOLEDI SAREMO ANCORA TUTTI QUI.
COME SEMPRE AL VOSTRO FIANCO PER LA SPINTA DECISIVA CHE CI PROIETTI IN UNO
STATO ORGASMICO.
Adesso nn voglio più dire niente. Nè di programmi post o pre
partita. Mercoledì vediamo. Nn passeranno mai queste ore. Dame e Cavalieri,
mercoledì tutti per l’Inter e per la Nord come una grande famiglia. Quella più
bislacca, più pazza, più folle ma proprio per questo un giorno ce ne siamo
innamorati. NN TRADITELA. Chiudo rapidamente salutando tutti quanti. Tutti
quelli che dentro lo stadio nn mancano mai di farmi un saluto e si fermano a
scambiare due chiacchere. Stella che ho solo intravisto ma mi rifarò mercoledì
e tutti i Pessimi Elementi ancora fermi ai box per la cieca e incompetente
burocrazia della questura. La piccola e curiosa Alice. Mio papà per avermi
prestato la macchina se no me la facevo a piedi. La Scandella Family e senza
nessuna graduatoria di merito Willy, Fabio, Clau, Selene, Silviaccia, Luca the
reds, Ste, Paolino, Il Grande Mario, Nicola, Baffo e Luca, Mattia, Damiano,
Fede, Cofèn, Enry, Salvi, Plato, Giorgio, Andrew la zampata, Dome e la Renata
che spia e tutto il reparto “Geriatrico” della parte anteriore del pulman. In
ultimo immancabilmente a chi mi legge e continua ad infondermi adrenalina per
continuare. Ricordatevi sempre che vi voglio bene anche se ne voglio un po’ di
più alle vostre sorelle. CUMPORTISSA BE!
P.S. mentre finivo di scrivere Angelo
mi ha comunicato che attraverso il sito un tizio di Reggio Emilia l’ha
contattato per avere un biglietto con la Roma. Ci stiamo allargando. Al
pentagono son già tutti preoccupati.
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